Non si allentano le tensioni su Alitalia, e ieri – dopo l’atteso incontro con il governo – i sindacati hanno deciso di confermare lo sciopero di dopodomani. Tra i problemi sul tavolo, il piano industriale (che ancora non è pubblico e che lo stesso esecutivo ha chiesto di vedere) con i relativi esuberi (circa 1600), e il nodo del contratto: la compagnia ha proceduto a sostituire, in modo unilaterale, il contratto collettivo nazionale scaduto con un regolamento aziendale. Risparmi immediati in cassa, ma dolori per assistenti, operai e piloti.

L’incontro si è tenuto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e oltre al titolare Graziano Delrio – che prima di entrare aveva espresso «preoccupazione» per la situazione – c’erano anche il ministro e la viceministra allo Sviluppo economico, Carlo Calenda e Teresa Bellanova, e quello del Lavoro, Giuliano Poletti. La nota diffusa dal ministero dopo il faccia a faccia con i rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo, fa riferimento sia al tema dello sviluppo futuro della compagnia che a quello più specifico del contratto applicato.

Il governo si è impegnato a discutere la questione dell’ultrattività del contratto nazionale con la compagnia: che la validità venga protratta è quasi la norma, quando un accordo è già scaduto e manca il rinnovo, ma Alitalia ha ovviamente preso la palla al balzo.

«I rappresentanti delle segreterie sindacali – spiega il comunicato del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – hanno illustrato le preoccupazioni dei lavoratori di Alitalia, relativamente al protrarsi della presentazione del Piano industriale e alla decisione dell’azienda di procedere, in modo unilaterale, alla sostituzione del contratto collettivo nazionale scaduto con un regolamento aziendale. I rappresentanti del governo hanno preso atto delle istanze espresse e, in attesa della presentazione del Piano industriale, si sono impegnati ad affrontare il tema della ultrattività del contratto collettivo nazionale in un incontro da fissare prossimamente con l’azienda».

A parte l’incertezza sul modello futuro che la compagnia dovrà o potrà abbracciare – più o meno low cost, cessione di rotte a concorrenti arrembanti come Ryanair, gemellaggi possibili oltre la già presente Etihad, magari con un grosso vettore europeo come Lufthansa – uno dei nodi più dolorosi è la cura di cavallo sui costi che si è prefissi già nel 2017: nei giorni scorsi l’ad Cramer Ball ha confermato che l’obiettivo resta un taglio di ben 160 milioni di euro nell’arco dell’anno, e si può immaginare quanta parte giochi il lavoro.

Ieri la parola «preoccupazione» è stata quella più ripetuta. Prima il ministro Delrio: «Quelli di Alitalia sono problemi seri che non si affrontano a cuor leggero, c’è preoccupazione». Poi è toccato ai sindacati.

I timori sono innanzitutto relativi alla liquidità e alla sostenibilità finanziaria, e sono stati manifestati già dall’esecutivo: «Il governo ha espresso molta preoccupazione anche sulla liquidità e la cassa che poi deve sostenere l’impresa dal momento in cui il piano viene presentato agli atti conseguenti – ha riferito dopo l’incontro Nino Cortorillo, segretario Filt Cgil – Già a metà dicembre le banche hanno messo liquidità» nella compagnia e «ci si potrebbe trovare a breve in una situazione analoga».

Il rappresentante della Cgil ha aggiunto che i sindacati, nel corso dell’incontro, hanno fatto presente che «in attesa del piano, l’elemento drammaticamente più urgente è che il governo provi a fare un’azione verso Alitalia per evitare che dal primo marzo si passi dal contratto al regolamento, fatto che non ha precedenti nelle relazioni sindacali del Paese. Abbiamo chiesto di farsi promotore verso l’azienda per fermare le bocce ed evitare che una situazione già molto tesa possa precipitare». Quanto allo sciopero di giovedì, «resta confermato, non ci sono i tempi tecnici per revocarlo».

E probabilmente non c’erano neanche le condizioni per revocarlo, visto che non si ha notizia di un ammorbidimento di Alitalia. Ribandendo di aspettare il Piano industriale, dunque, Delrio ha spiegato che è atteso entro il 10 marzo.