Il partito conservatore greco di Nuova Democrazia, dopo mesi di profonda crisi, è riuscito ad eleggere il suo nuovo presidente. Al secondo giro delle “primarie” organizzate dal partito domenica, ha avuto la meglio, con il 52,43% dei voti, il quarantesettenne ex ministro responsabile per la riforma della pubblica amministrazione, Kyriakos Mitsotakis. Il suo avversario ed ormai ex leader del partito, Vanghelis Meimarakis, si è fermato al 47,57%. Si tratta – almeno in parte – di una sorpresa, dal momento che Meimarakis era stato sostenuto dall’ex primo ministro Kostas Karamanlìs, ed al primo turno delle primarie aveva staccato il vincitore di domenica, di ben undici punti percentuali. Ma il responso finale indica che il partito si è voluto spostare ancora più a destra, preferendo le ricette fortemente liberiste di Mitsotakis, il quale è convinto che lo stato debba essere estremamente “leggero”, per fare posto all’iniziativa dei privati.

Figlio dell’ex primo ministro Costantino Mitsotakis e fratello della ex ministro degli esteri Dora Bakojanni, il nuovo capo di Nuova Democrazia è sicuramente ben visto dalla Germania, un paese con cui la sua famiglia mantiene, tradizionalmente, buoni rapporti. Di certo le sue opinioni sul diritto di poter licenziare i pubblici dipendenti sono più vicine ai rappresentanti dei creditori di quanto non lo siano quelle del governo di Alexis Tsipras. Ma è altrettanto certo che non sarà facile, per questo difensore del neoliberismo, convincere i greci ad accettare che la ricetta di tagli a stipendi e pensioni e di costante indebolimento dello stato sociale, proposta negli ultimi cinque anni, potrebbe venire attuata nuovamente in futuro. Il nuovo presidente dei conservatori greci aveva sostenuto la necessità di licenziare le donne delle pulizie del ministero dell’economia, la cui lotta – con un presidio ininterrotto sotto al ministero, durato più di un anno – è diventata il simbolo delle ingiustizie imposte dalla Troika. Sono state riassunte dal governo Tsipras, subito dopo le elezioni dello scorso gennaio, quando a capo del ministero dell’economia è arrivato Janis Varoufakis.

Tra le prime conseguenze dell’elezione di Kyriakos Mitsotakis a presidente di Nuova Democrazia, la netta presa di distanza dei socialisti, che hanno governato con il centrodestra sino ad un anno fa. Fofi Jennimatà, presidente dei socialisti (duramente penalizzati dalle politiche dell’austerity a cui hanno fornito il proprio assenso) ha definito Mitsotakis un neoliberista, aggiungendo che “li separa un vero e proprio abisso”.

Secondo molti osservatori, lo spostamento di Nuova Democrazia ancora più a destra, potrebbe portare ad una forte polarizzazione dello scontro politico, favorendo, quindi, il sostegno del governo di Syriza da parte di alcuni deputati socialisti. Rimangono tutte da verificare, poi, le dinamiche interne a Nuova Democrazia, un partito nel quale, negli ultimi anni, si sono rese sempre più evidenti profonde lacerazioni tra i rappresentanti di una destra con una qualche vocazione sociale, e i sostenitori del pieno predominio del mercato sull’iniziativa e la forza di contrasto della politica.