Non conosce soste la colonizzazione israeliana della Cisgiordania mentre il premier e leader del Likud Benyamin Netanyahu ribadisce di voler annettere ad Israele la Valle del Giordano. A marzo, con ogni probabilità, Israele andrà di nuovo alle urne, per la terza volta in un anno, e in questi pochi mesi che separano il paese dalle urne il nuovo ministro della difesa israeliano, Naftali Bennett, sembra deciso a lasciare il segno. Bennett ha approvato la costruzione di un nuovo insediamento coloniale nel vecchio mercato di Hebron in modo da raddoppiare il numero (800) dei coloni israeliani che vivono insediati nella zona H2 della città, sotto la protezione di ingenti forze militari. A questo si affiancheranno i lavori di “ammodernamento” della Tomba dei Patriarchi. La radio dei coloni, Canale 7, scrive che le autorità militari israeliane non escludono di confiscare terreni e proprietà palestinesi intorno al sito religioso pur di portare a termine il progetto.

 

Con Trump «abbiamo avuto una conversazione telefonica molto importante per la sicurezza d’Israele – ha detto ieri Netanyahu – Abbiamo parlato dell’Iran, ma anche delle storiche opportunità che si estendono davanti a noi nei prossimi mesi, fra cui far sì che la Valle del Giordano diventi il confine orientale riconosciuto dello Stato d’Israele, così come di un trattato di difesa con gli Stati Uniti. Cose di cui potevamo solo sognare, ma che ora abbiamo la possibilità di realizzare». Per questo, ha aggiunto il premier israeliano incriminato, «ho fatto un’offerta al (leader dell’opposizione) Benny Gantz: realizziamo queste storiche opportunità in un governo di unità nazionale». A pochi giorni alla scadenza dell’11 dicembre, entro la quale bisognerà formare un nuovo governo o tornare alle urne, Netanyahu le prova tutte pur di rimanere in sella. Gantz si dice pronto all’intesa con il Likud, ma solo se il premier rimarrà fuori dal governo. Ipotesi respinta, fino ad oggi, dalla destra.

 

Netanyahu intanto ha dovuto rinunciare a recarsi a Londra dove oggi avrebbe dovuto incontrare il segretario di Stato americano Mike Pompeo a margine del summit della Nato. A fermarlo sono state le autorità britanniche, in considerazione della visita annunciata all’ultimo momento e che avrebbe potuto creare problemi di sicurezza dopo l’attentato al London bridge. A settembre Netanyahu era arrivato in visita inaspettata a Londra per incontrare il segretario americano alla difesa Mark Esper, creando non pochi problemi logistici ed organizzativi ai servizi di sicurezza britannici. Altri invece sostengono che è stata una decisione di Netanyahu quella di non partire per la Gran Bretagna. Il premier, dicono, non è voluto più andare perché la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron si sarebbero rifiutati di incontrarlo a causa del breve preavviso.