La Dominion Voting Systems ha intentato una causa per diffamazione da 1,6 miliardi di dollari contro l’emittente televisiva di destra Fox News, sostenendo che il canale di informazione via cavo «ha ignorato sconsideratamente la verità» e ha promosso la falsa teoria di un’ingerenza nelle elezioni presidenziali del 2020 da parte della ditta produttrice delle macchine per il voto, nel tentativo di aumentare gli ascolti anche a costo di divulgare affermazioni diffamatorie.

ALL’INDOMANI DELLE ELEZIONI del 2020, l’allora presidente Donald Trump aveva più volte affermato falsamente che le elezioni erano state truccate a suo scapito, e i suoi alleati avevano promosso le più stravaganti teorie del complotto, riguardanti anche la Dominion, per sostenere le false affermazioni di The Donald.

«La Fox ha preso una scintilla di disinformazione e l’ha trasformata in un incendio boschivo – ha affermato la Dominion nella sua causa -. La verità è importante e le bugie hanno delle conseguenze. Fox ha venduto una falsa storia di frode elettorale per servire i propri scopi commerciali, danneggiando gravemente la Dominion. Se questo caso non raggiunge il livello di diffamazione da parte di un’emittente, allora non lo fa nulla».

La Dominion è la seconda ditta produttrice di macchine per il voto a denunciare Fox per diffamazione e a seguito della «campagna diffamatoria orchestrata» lamenta di aver subito «danni economici enormi e irreparabili». E denuncia che i suoi dipendenti sono stati oggetto di minacce di morte.

Questa della divulgazione di notizie false non è che una delle strategie messe in atto dal Gop e dai suoi alleati nel tentativo di recuperare voti e arginare una predominanza democratica alle urne.

NELLO STATO DELLA GEORGIA, dove a gennaio per la prima volta in decenni hanno vinto le elezioni al Senato due candidati democratici, il governatore super conservatore Brian Kemp ha fatto diventare legge una misura radicale che introduce forti restrizioni al diritto di voto, fra cui anche il divieto di distribuire cibo e acqua agli elettori in fila ai seggi, la limitazione delle cassette postali in cui introdurre il voto da spedire, la riduzione a una delle tre settimane attualmente previste per il voto anticipato, e nuovi requisiti restrittivi per l’identificazione degli elettori.

La decisione arriva dopo la campagna di Trump contro alcune regole, soprattutto quelle relative al voto per posta, a suo dire troppo partigiane e finalizzate a favorire la vittoria di Joe Biden in alcuni Stati chiave.

Secondo Kemp questa legge è una mossa «necessaria per rafforzare la fiducia nelle elezioni dello Stato», mentre Joe Biden ha definito quest’ondata di leggi repubblicane della Georgia come «ripugnanti e antiamericane». Secondo la stampa Usa gli Stati a guida repubblicana che potrebbero seguire l’esempio della Georgia sono almeno una decina.