Ferrovie alla fine ha scelto. E la disperazione ha convinto anche Di Maio. Che ora però dovrà far digerire la holding Benetton al suo elettorato. L’odiata Atlantia, quella a cui bisogna togliere le concessioni autostradali perché responsabile del crollo del ponte Morandi, sarà il quarto e decisivo socio della nuova Alitalia. Niente Toto, niente Lotito e niente e German Efremovich, patron della compagnia colombiana Avianca.

Una cordata ferro-strade in cui l’unico attore che conosce i cieli è Delta. Il colosso americano però metterà ben pochi soldi – solo 100 milioni – e l’unico motivo è poter avere qualche vantaggio nel riempire i propri aerei intercontinentali di passeggeri italiani sottratti alla stessa Alitalia, come già previsto nella bozza di piano industriale che prevede la cancellazione di molti voli intercontinentale in sovrapposizione con la compagnia di Atlanta. Un remake forse ancora più farsesco del periodo Etihad.
La differenza sta nella già strombazzata maggioranza pubblica fra Fs e ministero dell’Economia. Si tratta però di un «capitalismo di stato» obtorto collo diventanto necessario per la penuria di soci e di capitali. Ancora una volta Di Maio si conferma fin troppo flessibile e pragmatico: pur di trovare una soluzione per Alitalia ingoia il rospo Benetton e fa finta di essere sempre stato favorevole alla maggioranza pubblica quando pochi mesi fa chiedeva di «non sprecare più soldi pubblici per Alitalia».

Come sempre il ministro Di Maio affida il suo commento a Facebook. Abbiamo «posto le basi per il rilancio di Alitalia!», annuncia a gran voce ma dicendo di non voler cantare vittoria.

E difatti il capo M5s sembra giocare in difesa: spiega che il cda di Fs «è autonomo» nella scelta di Atlantia e assicura che non c’è «nessun pregiudizio». Anche perchè lo Stato, ribadisce, avrà la maggioranza assoluta e anche il controllo della newco. Così, di dossier in dossier, torna all’attacco sulla revoca della concessione di Autostrade, garantendo che non saranno fatti passi indietro.

La decisione di scegliere Atlantia formalmente l’ha presa il consiglio di amministrazione del Gruppo guidato da Gianfranco Battisti, è stata scelta nel corso di una riunione fiume di oltre 4 ore del consiglio di amministrazione di Fs. Dopo aver passato in rassegna le offerte arrivate domenica dall’advisor Mediobanca da quattro soggetti. Solo Atlantia è stata però ritenuta adatta ad andare avanti nella prossima fase, che servirà a «condividere un piano industriale» e a definire gli «altri elementi dell’eventuale offerta», spiega Fs, assicurando che il lavoro con i partner inizierà «quanto prima».

La newco dovrebbe partire con una dotazione di circa un miliardo: quello che al momento è certo è che il Mef parteciperà con il 15%, Delta con un altro 15%, Fs potrebbe arrivare al 35% e una pari quota è attesa da Atlantia, con un esborso di circa 350 milioni.
«C’è un consorzio di cui fa parte, anche in maniera preponderante, lo Stato», commenta il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, chiedendo che «adesso ci aspettiamo come parti sociali al più presto una convocazione del ministero dello Sviluppo Economico che ci illustri un piano industriale di sviluppo e di rilancio con investimenti su aerei e rotte di lungo raggio, sulle manutenzioni, handling ed information tecnology ». E attacca: il rilancio della compagnia non deve essere fatto sacrificando posti di lavoro e salari del personale di volo e di terra e per questo ci aspettiamo dal ministro Di Maio la conferma di nessun esubero come annunciato negli incontri al Mise».Anche Fit Cisl e Uilt chiedono una convocazione urgente del tavolo, anche se tutte le siglie sottolineino con soddisfazione l’entrata di Atlantia considerata partner molto più affidabile di Toto, Lotito o Avianca.

Critiche le opposizioni: il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla di «confusione e opportunismo», Stefano Fassina (Leu) chiede a Di Maio di riferire al più presto in parlamento denunciando la cordata «i partner individuati non appaiono adeguati a dare credibilità alla strategia di rilancio promessa e necessaria».