Aspiranti fisioterapisti, logopedisti e infermieri stamattina parteciperanno stamattina ai test a risposta multipla necessari per iniziare a studiare nelle facoltà a numero chiuso dedicate alle professioni sanitarie. Ci sono 85mila aspiranti studenti per 25mila posti disponibili. Nel frattempo gli esclusi dai test a medicina che si sono tenuti per la prima volta nello scorso aprile, continuano a sperare nei ricorsi o frequenteranno facoltà affini in attesa del 2015, quando il test verrà abolito come promesso dal ministro dell’Istruzione e dell’università Giannini. Al suo posto è prevista un nuova modalità di numero chiuso che passa per test ed esami a fine anno sull’esempio francese. La proposta è stata contestata dai rettori per motivi logistici. Il modello francese è molto severo: passa solo 1 studente su 5.

Contro i test d’accesso alle professioni sanitarie e alle facoltà di scienze della formazione oggi protesteranno gli studenti: «Esistono ragioni politicamente credibili per escludere più di 60 mila studenti dai corsi di laurea scelti?- domanda Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – La bufala del merito e la volontà di continuare sulla strada del definanziamento dell’università pubblica non possono giustificare l’azzardo che i test rappresentano per tutte e tutti. Non si può precludere così, con prove arbitrarie e dannose, estese a molto più della metà dei corsi di laurea, la scelta del proprio percorso universitario a migliaia di studenti e studentesse». La Rete della Conoscenza chiede la convocazione di un tavolo nazionale di confronto per ripensare le politiche del governo sull’istruzione. L’abolizione del test a Medicina viene definito «strumentale» dal portavoce del coordinamento universitario Link Alberto Campailla: «Il ministro Giannini dovrebbe affrontare il problema strutturale che porta a partecipare a questi test un numero spropositato di studenti rispetto alla scarsità di risorse e posti disponibili negli atenei . Il sistema non funziona».

Gli studenti di Link hanno annunciato volantinaggi e azioni negli atenei da oggi e per i prossimi 20 giorni di test. «In Italia – sostengono Udu e Rete degli Studenti medi – sono più del 57% i corsi a numero programmato e continuano ad aumentare di anno in anno: il dato costituzionale per cui l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutti è rilevante solo sulla carta ma non nella realtà».«Non basta ripensare i test – afferma Alberto Irone (Udu) – bisogna investire sull’orientamento». Anche loro protesteranno oggi contro «prove inique e fallaci».