Il pubblico impiego, la scuola e la ricerca poco hanno avuto da questo governo e dai suoi ultimi decreti: si è riaperta la contrattazione nella parte normativa, ferma dal 2009, ma per la questione dei precari ad esempio non c’è ancora nulla. E gli adeguamenti del contratto nazionale rischiano addirittura di slittare fino al 2015, perché il governo vuole bloccarli per tutto il 2014. Abbiamo approfondito le ricadute su scuola e università con Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil.

I contratti sono fermi dal 2009 ormai, si apre qualche spiraglio?

Per il momento no, e anzi il governo vuole prorogare il congelamento fino a tutto il 2014. Noi siamo assolutamente contrari a questa ipotesi: vogliono usare i soldi dei lavoratori per risanare il bilancio, per riforme inique dell’Imu, per gli F35 o cosa? Di tutto si parla tranne che di una seria patrimoniale. È un attacco al contratto nazionale, che parte dal pubblico per estendersi agli altri.

E sui precari che succede?

Nella sola scuola abbiamo 180 mila insegnanti iscritti alle graduatorie, senza contare gli 11.500 vincitori dell’ultimo concorso. Ma quest’anno avremo solo 15 mila immissioni in ruolo, metà delle quali per chi è in graduatoria e metà per i vicintori del concorso. Ci sono ad esempio 27 mila insegnanti di sostegno che ogni anno prendono l’incarico, ormai da tempo. Cosa costerebbe stabilizzarli? Con un decreto che attendiamo, che modificherebbe la Fornero, si potrebbero inoltre mandare in pensione tra i 3 mila e i 6 mila docenti.

E gli Ata, il personale tecnico e amministrativo, come è messo?

I precari sono oltre tremila, ma lì si è fatto un pasticcio: il loro posto è messo a rischio da un’altra categoria, quella degli inidonei all’insegnamento, che il governo vuole trasformare in Ata. Così si scontentano gli uni e gli altri, non va bene. Quelli che un tempo erano detti «bidelli» hanno poi altri «concorrenti»: i lavoratori degli appalti delle pulizie, anche loro molto precari. Noi abbiamo proposto di internalizzare almeno una parte di questi ultimi, grazie alla quota del 25% che hanno riservata dalla legge.Speriamo ci ascoltino.

L’università come sta?

Ci sono tra i 3000 e i 4000 ricercatori che attendono la proroga fino al 31 dicembre, che il ministro D’Alia dovrebbe fare per tutti i precari del pubblico impiego. Ma anche questa è slittata, ora dicono che la faranno entro fine agosto: ma qui nulla è sicuro. Poi ci sono i precari di accademie e istituti musicali parificati: il governo aveva promesso una riforma, che passasse gli istituti allo Stato – oggi sono finanziati da comuni e province – e 3 milioni di euro, perché rischiano la chiusura. Ma anche qui, tutto congelato, fermo al nulla.

Insomma il governo non vi sta dando risposte. Che ne pensate della ministra Carrozza?

Negli incontri ha mostrato sempre buona volontà e ottime intenzioni, ma il problema è quando arriviamo al dunque, alle soluzioni da dare e ai soldi da stanziare. Lì ancora non abbiamo visto niente.

Ma il Pd, ad esempio, vi aiuta?

Il Pd quando era all’opposizione ha sempre portato avanti richieste simili alle nostre. Da quando è al governo, con questo particolare governo, fa cose completamente diverse. O meglio, non fa. Il problema è che non si fanno scelte, non si fanno politiche per il lavoro.

Questo governo quindi è meglio che cada, o che resti in piedi per darvi qualche risposta?

Il sindacato non sceglie i governi, si confronta con loro.

Io non sono per la governabilità a tutti i costi. Se cambiassero decisamente passo, se facessero cose che finora non hanno fatto, andrebbe bene: ma certo, avendo dentro il Pdl, che è stato il responsabile di politiche disastrose per il lavoro e i diritti, la vedo molto dura. Facciano politiche per l’istruzione, l’industria, il pubblico, i lavoratori. Non vedo alternative.