Il film del regista messicano Michel Franco Nuevo Orden in concorso ci ha fatto ricordare i tempi in cui la critica cinematografica definiva «autoritari» e quindi inaccettabili i film che senza lasciare spazio alla pluralità dei piani di racconto e alle argomentazioni, ai sottotesti, passavano per manifesti politici. Nuevo Orden non vuole neanche esserlo, dotato di etichetta di film fantascientifico, Vorrebbe raccontare un futuro prossimo, mentre in realtà elabora riferimenti delle dittature latinoamericane del recente passato con precise connotazioni messe in scena.

SUGGERISCE l’importanza della vigilanza, ma inchioda lo spettatore senza che abbia la possibilità di una elaborazione più complessa verso le soluzioni democratiche della società, i diritti civili, l’habeas corpus. Le caratteristiche violente dei regimi repressivi vanno di pari passo con la brutalità del racconto. Pur avendo avuto dure esperienze di dittatura, il cinema cileno le ha trasformate in ammonimenti poetici a cui non serve la parola (vedi Patricio Guzman), il cinema argentino ha semplicemente trasformato a lungo il dolore in amnesia e afasia: queste due cinematografie si sono in qualche modo contrapposte alle durezze di racconto del cinema brasiliano e messicano, per quanto riguarda gli attacchi alla fortezza del potere, eppure si assomigliano per composizione delle classi sociali e loro differenze abissali (così come si somigliano per addestramento militare e poliziesco).
In Nuevo Orden esplode la violenza degli espropri nei confronti dei ricchi blindati nei loro quartieri, ma non c’è nessun tipo di dialettica se non la volontà di massacro, di distruzione totale della società. Il qualunquismo impera: i ricchi sono avari e insensibili, i manifestanti arraffano tutto senza sapere cosa, i servitori sono troppo umili per imporre i loro diritti, i soldati costituiscono corpi speciali per chiedere il riscatto dei fermati, le alte gerarchie dell’esercito, una volta venute a conoscenza dei crimini impongono ordini con uguale ferocia perché niente di questo trapeli (con la stessa tecnica di Cari compagni di Konchalovsky e più fiamme). Il tutto con grande spreco di munizioni. (A proposito, mai viste tante divise, non sempre d’ordinanza, come in questa edizione della Mostra). «Non è un film realistico», assicura Franco, ma certe scene le abbiamo già viste. Quello che si vede poco è il sangue, sostituito da un’allusiva (ma neanche tanto) vernice verde.

PREPARARE la festa di nozze è già un problema, possono sempre succedere imprevisti, ma in questo caso è una vera catastrofe: la sposa in rosso (un colore che impera nelle mises delle dive di quest’anno) interpretata da Naian González Norvind è l’unica che durante i festeggiamenti e l’arrivo degli ospiti, dà ascolto a un vecchio empleado della famiglia che ha bisogno di soldi per far ricoverare d’urgenza la moglie malata di cuore. Il lungo incipit della festa dà modo di esaminare lo status del benessere, come a giustificare l’attacco sfrenato dei manifestanti che riescono addirittura a scavalcare i muri di cinta supercontrollati del giardino. Con andamento un po’ da videogioco, arriva il massacro degli ospiti e sequestro della ragazza in casa della servitù dove è arrivata in auto tra i blocchi stradali dopo aver deciso di portare lei stessa in ospedale la malata. Ma il sequestro avviene per mano armata di un gruppo di soldati che ha deciso di fare soldi chiedendo il riscatto alle famiglie dei prigionieri presi a caso tra la folla.

TORTURE e colpi secchi alla nuca, bastoni elettrificati e ferraglie, stupri e incassi facili. Michael Franco è un regista che si è fatto notare e premiare ad ogni suo film (Las hijas de Abril premio speciale della giuria a Cannes Un certain Regard) sempre mettendo in scena, con sadismo calcolato, situazioni inguardabili, di cui quest’ultimo film sembra essere il compendio, fin da Daniel y Ana dove fratello e sorella venivano rapiti e costretti ad avere rapporti incestuosi sotto la minaccia delle armi, o in di Después de Lucía seguiva nel suo percorso infernale e infine portava al suicidio la protagonista adolescente perseguitata dai compagni. Bisogna dire che il titolo «Ordine Nuovo» è indovinato.