Sascha Schneider, “Selbstbildnis des Künstlers”, 1927

 

Il film The Lighthouse (2019), scritto e diretto da Robert Eggers, con protagonisti Robert Pattinson e Willem Dafoe, trabocca di citazioni pittoriche fin-de-siècle, da Le Sirene di Böcklin a Il postino Joseph Roulin di Van Gogh. Nella sua giostra allucinata, inoltre, Eggers traspone letteralmente in tableau vivant Ipnosi (1904), un’opera del pittore e scultore tedesco Sascha Schneider.
Se si eccettuano le ricerche di alcuni studiosi – tra cui Annelotte Range, Christiane Starck e Silke Opitz –, Schneider è a malapena ricordato oggi come un modesto artista ammiratore di Max Klinger, o per il suo lavoro di illustratore dei romanzi di Karl May. Vissuto in un’epoca di rivolgimenti economici e politici, Schneider ha conosciuto una breve stagione di popolarità, ma il cambiamento di clima sociale e la prematura scomparsa ne hanno compromesso la fortuna critica.
Sascha Schneider, nome d’arte di Rudolph Karl Alexander Schneider, nasce nel 1870 a San Pietroburgo da genitori tedeschi e trascorre l’infanzia a Zurigo, dove la famiglia si sposta nel 1882 per guarire la tubercolosi del padre. All’età di undici anni si fa male alla schiena giocando in casa con la sorella. Riceve cure inadeguate, resta leso in maniera permanente: l’incidente lo segna profondamente e accende in lui l’ossessione per il corpo ideale.
Dopo la morte del padre, la famiglia si trasferisce a Dresda; qui Sascha frequenta il Kreuzgymnasium, per poi iscriversi nel 1889 all’Accademia di Belle Arti. Quindi si guadagna una reputazione come pittore murale e riceve varie commissioni per la decorazione di edifici. In debito con lo Zeitgeist guglielmino, nelle sue opere a volte fonde motivi ed elementi stilistici simbolisti mutuati da Klinger, Kubin e Hodler; altre volte rivela una vena melodrammatica intrisa di vaghe allusioni alla mitologia germanica e greca, o alle scritture cristiane.
Nel 1895 conosce Max Klinger, con il quale stringe un’amicizia duratura e proficua sul fronte professionale. Klinger aiuta Schneider a perfezionarsi nel mestiere e a inserirsi nel mondo dell’arte. Tra il 1896 e il 1901 viaggia in Finlandia, in Italia e in Egitto. Visita anche Parigi, e grazie a queste esperienze elabora un repertorio di scenari esotici a cui attingerà spesso in futuro.
Nel 1903, in occasione di una mostra a Dresda, Schneider incontra Karl May, allora famoso scrittore di romanzi avventurosi. Questi commissiona a Schneider un murale per lo Shatterhand Ranch, la sua villa presso Radebeul, in Sassonia. L’opera s’intitola Offenbarung/Der Chodem (1904) e raffigura Old Shatterhand, eroe dei libri di May, inquadrato di spalle dinanzi a uno sfondo bianco e nero su cui si staglia la sagoma del suo corpo astrale. Se, da una parte, la scena risente dell’influsso di Klinger, dall’altra si rivela essere un curioso antecedente dell’immagine pubblicitaria creata da Jean-Paul Goude per il profumo Egoïste Platinum di Chanel (1994).
Successivamente, May chiede a Schneider un provino di copertina e resta così colpito dal disegno eseguito da Sascha per Winnetous Himmelfahrt (1904) che insiste affinché illustri tutti i suoi volumi. Grazie ai romanzi di May (Winnetou, Old Surehand, Am Rio de la Plata, ecc.) il lavoro di Schneider riscuote visibilità presso un vasto pubblico.
Nel 1904 Schneider è nominato professore alla Großherzoglich-Sächsische Kunstschule di Weimar. L’incarico gli viene affidato su segnalazione di Klinger, malgrado l’opposizione di Henry van de Velde e Harry Graf Kessler – nonché grazie al rifiuto di Gustav Klimt di occupare la cattedra. Nel frattempo riceve le commissioni di due grandi decorazioni murali, una per il foyer dell’Hoftheater di Weimar e l’altra per il nuovo edificio principale dell’Università di Jena.
In questo periodo conosce il giovane pittore Hellmuth Jahn, con cui intreccia un rapporto burrascoso. Ben presto Jahn inizia a ricattare Sascha per estorcergli denaro, minacciandolo di rendere pubblica la loro relazione. Così nel 1908 Schneider è costretto a dimettersi e a trasferirsi in Italia, a Firenze, dove l’omosessualità non è un reato penalmente perseguibile.
Il soggiorno in Italia corrisponde a una fase di scoperta e rinnovamento. L’artista inizia a sperimentare nuove tecniche pittoriche, superando le cupe atmosfere di matrice simbolista. Wilhelm Ostwald, chimico e premio Nobel, invita a Schneider a usare i pastelli a olio di sua invenzione; Sascha ne è entusiasta.
Si dedica alla scultura. Nel 1911 realizza Der Gürtelbinder, una statua in bronzo che rappresenta un giovane nudo con una cintura intorno alla vita. La scultura viene accusata di essere un incitamento alla sodomia». In seguito a questo insuccesso, Schneider rinuncia a scolpire, a parte rare eccezioni come i monumenti funerari per i suoi amici artisti Robert Spiess (1886-1914) e Oskar Zwintscher (1870-1916).
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, rientra in Germania, a Hellerau, vicino Lipsia. Per qualche tempo serve nell’esercito, in qualità di interprete dal russo; poi abbandona, a causa dei problemi alla schiena. Al termine del conflitto, Schneider viene incaricato dal Ministero dell’Interno di decorare i muri di una nuova galleria d’arte a Dresda. Lavora al progetto per tre anni e mezzo, ma eventi politici ed economici ne impediscono il completamento. Sarebbe dovuto essere il murale più grande di tutta la Sassonia e Schneider avrebbe voluto farne il suo capolavoro. Il tempo e l’energia investiti nell’impresa lo lasciano affranto. Nell’agosto del 1917 trasloca studio e abitazione a Loschwitz.
Nel 1919 insieme a Richard Müller e Hans Unger fonda a Dresda il Kraft Kunst Institut, istituto di cultura ginnica ispirato all’antica Grecia, ovvero una palestra di bodybuilding ante litteram che è anche un atelier per lo studio del nudo dove posano i ginnasti. Qui mette in pratica alcune idee che aveva discusso in un suo breve scritto del 1910, intitolato Pensieri su un progetto di Scuola per modelli con annessa libera accademia d’arte. L’istituto arriva a contare fino a centocinquanta iscritti e nella primavera del 1921 apre persino una sezione femminile, che però dura meno di un anno per mancanza di adesioni. Già scultore di bronzi, Sascha ora plasma corpi e anime.
Secondo la critica, è verosimile che il culto di Schneider per il nudo maschile derivi dall’handicap con cui ha lottato per tutta la vita. Allo stesso modo, tale fissazione esprime non solo una fascinazione erotica, ma anche un riscatto ideologico condotto con i mezzi dell’arte. All’epoca il maschio omosessuale è visto infatti come un malato, perverso e anormale. Celebrando il nudo ideale Schneider combatte l’umiliante cliché uranista.
Nel 1922 gli viene diagnosticato il diabete mellito. Per reazione, sceglie di viaggiare. Ma mantiene un ritmo produttivo serrato, realizzando decine di opere poi presentate all’Esposizione Internazionale d’Arte di Dresda nel 1926. Caduto in coma diabetico mentre è in nave a largo di Swinemünde, muore nell’agosto del 1927 all’età di cinquantasette anni. Viene sepolto nel cimitero di Loschwitz. L’anno successivo la Sächsischer Kunstverein organizza una grande mostra commemorativa. Nel 1933 il partito nazista distrugge il materiale dell’artista conservato a Berlino: una damnatio memoriae. Altre opere, soprattutto i dipinti murali a Dresda, vanno perse in seguito ai bombardamenti alleati nella Seconda guerra mondiale. In effetti, buona parte della produzione di Schneider è nota oggi da immagini contenute in riviste e cataloghi d’epoca.
Scrive Sascha a Karl May il 12 marzo 1906: «Ho avuto il piacere di essere descritto come anarchico, socialista, opportunista, ateo e sacrilego, antisemita, cortigiano, pessimista, razionalista e sognatore. Quanti colori sulla mia bandiera! (…) Ciononostante dovrei giurare lealtà a un solo colore, seguire una sola corrente intellettuale, schierarmi. Per ciascuno una sola cerchia di eletti. Un solo dio, una sola Chiesa, una sola parrocchia, una sola fede, una sola modalità di sentimento e cognizione, una sola volontà, una sola morte! Ogni diversione è settarismo ed eresia; anatema!».