Per diversi motivi questo Nuclear Security Summit 2016 iniziato ieri a Washington è da annoverarsi tra gli appuntamenti importanti di una fase mondiale particolarmente complicata. Perché è stato voluto fortemente da Obama e perché sarà il suo ultimo incontro, perché vedrà come tema principale il rischio, o meno, che l’Isis possa attentare alle centrali nucleari, come balenato in Belgio. Poi perché l’attenzione sarà riservata all’Asia con un incontro bilaterale già annunciato tra Obama e Xi Jinping, così come tra il presidente americano e i rappresentanti coreani e giapponesi. Cinquanta partecipanti, con una defezione importante, la Russia.

Per quanto riguarda il tema che appare principale, la Corea del Nord, sarà interessante capire quale sarà l’atteggiamento del presidente cinese. Negli ultimi tempi Pechino sembra aver perso la pazienza rispetto al comportamento del giovane leader Kim jong-un, spingendo per le sanzioni tanto quanto gli altri paesi. Al riguardo la Cina ha guardato con sospetto le operazioni russe con Pyongyang e per questo sarà importante capire l’approccio cinese. La Casa bianca sta cercando di persuadere Pechino a esercitare maggiori pressioni su Pyongyang e la Cina sostiene sanzioni economiche aggiuntive decise dall’Onu. Il problema per la Cina è il seguente: non si può permettere di «mollare» la Corea del Nord, anche alla luce del pressing americano su Tokyo e Seul.

Tanto più dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale da parte di Abe. Il fatto che ora il Giappone potrà mandare i suoi militari in giro per il mondo, smentendo di fatto la propria propensione pacifica sancita dalla Costituzione, non rende tranquilli i sonni dei cinesi. E la Corea del Nord, quindi, torna a essere rilevante per gli equilibri dell’area già pericolosamente solcata, per la Cina, dal pivot to Asia di Obama.Quanto alle questioni relative alla sicurezza nucleare da Pechino leggono da giorno con favore questo summit, sottolineando la «vitale» cooperazione tra Cina e Stati uniti per un mondo tranquillo e senza preoccupazioni di natura nucleare.

In una conferenza stampa svoltasi la settimana scorsa, il vice ministro degli esteri cinese Li Baodong aveva specificato che le speranze di Pechino sono rivolte all’idea che il summit possa consolidare il consenso internazionale sulla sicurezza nucleare, «incrementare la cooperazione internazionale e promuovere una cultura globale della sicurezza». La Cina, ha aggiunto Li, lavorerà con tutte le parti interessate «al fine di garantire il successo del vertice di Washington e di stabilire un sistema di sicurezza nucleare internazionale equo, cooperativo».

Quanto alla Russia, ospite mancante, Washington ha cercato di minimizzare l’impatto dell’assenza sui risultati del summit. La Casa bianca ha infatti ricordato che la Russia ha sostenuto attivamente i negoziati che hanno portato all’accordo sul nucleare iraniano. La decisione di non partecipare al summit «è un’occasione perduta, soprattutto per la Russia», ha dichiarato il vice consigliere per la Sicurezza nazionale Ben Rhodes, sottolineando che «tutto quello che stanno facendo è isolarsi da soli». Certo le indiscrezioni sul piano che vuole un dispiegamento di militari Usa ai confini dell’Europa orientale non sembra poter aiutare più di tanto una forma di dialogo.