Centocinquantanove pagine e cinque annessi: questo è il piano completo e congiunto di azione (Jcpa), il risultato dei lunghi colloqui di Vienna che hanno portato all’intesa sul nucleare iraniano dopo 13 anni di tensioni, l’accordo quadro di Ginevra del novembre 2013 e il piano preliminare di Losanna dello scorso aprile.

Prima di tutto i negoziatori hanno stabilito la riduzione dello stoccaggio delle scorte di uranio arricchito (del 98%) e delle centrifughe in dotazione iraniana che da 10 mila passano a 6mila.

Queste due misure produrranno l’allungamento del tempo necessario per la costruzione di una bomba (break out) da tre mesi a un anno per i prossimi dieci anni.

L’Iran mantiene intatte le sue capacità in ricerca e sviluppo mentre mille centrifughe, per isotopi sostenibili, continueranno a funzionare nella centrale di Fordow, che diventerà un centro di ricerca in fisica nucleare. Sarà anche completato il contestato reattore ad acqua pesante di Arak.

I negoziatori hanno però insistito nel prevedere una misura di ripristino delle sanzioni (snap back), proposta dai francesi, in caso Tehran violasse i termini dell’intesa. Se l’Iran non rispetterà uno di questi obblighi, i P5+1, potranno chiedere il ripristino immediato delle sanzioni internazionali (in 65 giorni). Un collegio ad hoc avrà 30 giorni per decidere se portare la questione al vaglio del Consiglio di Sicurezza Onu, che avrà altri 30 giorni per esprimersi, tramite una votazione a maggioranza in cui nessuno stato membro avrà diritto di veto.

Iran e Aiea hanno poi firmato ieri una «roadmap», che il capo dell’Agenzia, Yukiya Amano, ha definito come un «significativo passo in avanti». L’Agenzia dovrà confermare che l’Iran mantiene presso l’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz non più di 5.060 centrifughe e che arricchisce l’uranio a un livello non superiore al 3,67% nel corso dei prossimi 15 anni, per uno stock massimo di 300 chilogrammi.

L’Iran dispone di circa 12 tonnellate di uranio arricchito e, la parte eccedente i 300 kg, dovrà essere diluita o trasferita in un altro paese (credibilmente in Russia). Come richiesto dagli Usa infine, l’Aiea potrà condurre ispezioni anche nei siti militari, come quello di Parchin.