La guida suprema, Ali Khamenei ha assicurato che l’Iran non rinuncerà mai al suo programma nucleare. «Nessuno potrà fermare le conquiste nucleari iraniane», ha aggiunto Khamenei per contenere le polemiche sollevate dai radicali iraniani, contrari all’intesa di Ginevra.

Nonostante le parole di Khamenei, l’accordo sul programma nucleare iraniano potrebbe essere a portata di mano. Proprio ieri si è chiuso a Vienna il terzo round negoziale tra autorità iraniane e P5+1 (paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e Germania) per la definizione dell’intesa tecnica che attui l’accordo temporaneo, raggiunto a Ginevra il 24 novembre scorso, mettendo fine a dieci anni di contenzioso con la comunità internazionale. Il prossimo round negoziale si terrà a Vienna il 13 maggio prossimo.

Alla fine dei colloqui, Catherine Ashton ha parlato dell’avvio di una nuova fase con la stesura scritta dell’intesa. Secondo l’Alto rappresentante della politica Estera dell’Unione europea, spesso scettica per un raggiungimento di un’intesa definitiva con Tehran, è necessario ancora un «lavoro intenso». Più ottimista è apparso il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. «Abbiamo raggiunto un accordo sul 60% della bozza», ha ammesso. I punti controversi dell’accordo riguardano la cancellazione graduale delle sanzioni internazionali contro la Repubblica islamica e il futuro del reattore ad acqua pesante di Arak.

I negoziati erano arrivati ad un momento di stallo nei mesi scorsi con l’inasprimento della crisi in Ukraina che ha causato tensioni tra la Russia e gli altri paesi coinvolti nei colloqui.

I negoziati di Vienna erano partiti in salita. Proprio ieri, il Senato degli Stati uniti aveva votato all’unanimità contro il gradimento all’ambasciatore iraniano alle Nazioni unite, nominato da Tehran, Hamid Aboutalebi, che aveva preso parte al rapimento di 52 cittadini americani nell’ambasciata Usa a Tehran nel 1979. Aboutalebi ha assicurato in un’intervista di non aver partecipato al rapimento ma di aver solo facilitato il rilascio, intervenendo come traduttore. Dal canto loro, le autorità iraniane hanno definito «inaccettabile» il rifiuto degli Usa di approvare la nomina.
Intervenendo sulla vicenda, Khamenei aveva assicurato che non ci potrà mai essere accordo completo fra Iran e Stati uniti.

«Il governo Usa fa ricorso alla scusa dei diritti umani», ha aggiunto in un tweet la guida suprema. Il segretario di Stato Usa, John Kerry aveva dichiarato ieri al Congresso che Washington sarebbe pronta a imporre nuove sanzioni nei confronti dell’Iran non solo contro il programma nucleare, ma anche in riferimento alle «violazioni dei diritti umani e al sostegno al terrorismo». A complicare le cose, ieri anche il parlamento europeo aveva duramente criticato le autorità iraniane, definendole non democratiche. Nel testo si punta il dito contro la «violazione permanente e sistematica dei diritti fondamentali» e la necessità che le delegazioni europee incontrino in Iran rappresentanti delle opposizioni politiche.