Contro la deriva dell’ognuno per sé e a spese dell’altro imboccata dagli stati Ue, per la prima volta si sono incontrati i sindaci in prima linea, dalla Giordania fino alla Svezia, i volontari, gli esperti e le ong. Tutti impegnati nell’accoglienza dei rifugiati lungo la rotta balcanica. L’appuntamento è stato a Vienna, alla Conferenza internazionale Now, Adesso, messa in campo dalla società civile, la settimana scorsa in una sala delle officine delle ferrovie austriache (Oebb) tra treni luccicanti e giubbotti salvagente, (dalle isole greche) che formano il logo Now.

«Non è possibile che i ministri degli esteri e degli interni si incontrino regolarmente, e quelli che lavorano alla base, a contatto diretto con la realtà non si conoscano tra di loro» ha detto Andrè Heller, noto artista multimediale, tra i promotori dell’iniziativa. A pensarci, i due sindaci partecipanti di Sahel El Zahrani e di Marej, entrambi nel Libanon si sono conosciuti per la prima volta nel volo verso Vienna.

Altra promotrice Patricia Kahane del Forum Kreisky per il dialogo internazionale che è anche sponsor principale dell’iniziativa ed è figlia di Alexander Kahane industriale e amico intimo dell’ex cancelliere austriaco. Aver creato una rete di conoscenza e di scambio internazionale, nazionale e regionale tra i diversi progetti e pratiche, mettendo in moto un processo di empowerment è stato uno dei risultati del convegno illustrato dalla co-curatrice Viola Raheb, ricercatrice austropalestinese.

Si è partiti dal Libano, 2 millioni di rifugiati su 4 milioni di abitanti, e dalla Giordania, popolazione di 10 milioni, 2,6 milioni di rifugiati. «Per effetto dell’alto numero di rifugiati abbiamo problemi di acqua, di smaltimento dei rifiuti e di traffico, non abbiamo infrastrutture adatte. Così la popolazione comincia a lamentarsi della loro presenza. Da soli non ce la facciamo, abbiamo bisogno dell’aiuto della comunità degli stati» ha spiegato Yousef al-Shwarbeh vicesindaco di Amman. «Al paragone con la situazione in Giordania, il fatto che l’Austria pretenda di essere arrivata al limite delle sue forze stabilendo tetti massimi è ancora più inammissibile» ha accusato Andreas Babler, il terzo promotore, sindaco di Traiskirchen vicino a Vienna, sede del più grande e discusso centro di accoglienza del paese.

Molto efficace Luigi Ammatuma sindaco di Pozzallo: «Invito quelli che dicono che dobbiamo mandare indietro i profughi a venire qui e sedersi su una panchina fronte mare. Vorrei vedere chi rimane seduto a guardare quando arrivano donne coi bambini in braccio, bagnati e infreddoliti si trascinano a fatica fuori dall’acqua, o chi li pesta le mani per scacciarli indietro quando si aggrappano al molo».

Rimane senza risorse chi cerca di combattere le cause di fuga come ha raccontato Leyla Ferman attiva a Mardin, nel sudest della Turchia, a 20 chilometri dal confine siriano. Consulente del comune, si occupa di donne yazide fortemente traumatizzate. Sono fuggite dalla prigionia dell’Isis, dopo anni di martirio dove sono state vendute nei mercati di schiavi a svariati uomini. Per realizzare il progetto di un centro di riabilitazione mancano 350mila dollari, i finanziamenti internazionali vanno al governo centrale ad Ankara, e non arrivano alle regioni. «A noi non arriva nessun finanziamento dallo stato» accusa anche Ercan Harun, consulente politico del sindaco di Diyarbakir, regione curda. Unanime l’appello della conferenza ai governi di porre fine alla tragedia quotidiana delle morti in mare, alle sofferenze supplementari e costi esorbitanti a cui si costringono i profughi in mano ai trafficanti per la mancanza di vie di fuga legali.

«Questo crimine deve essere fermato, madri che perdono i figli, bambini che rimangono senza madri, dobbiamo agire ora, adesso, trovare una politica che fa cessare questo crimine, altrimenti siamo complici, è questo il punto in cui ci troviamo» ha alzato la voce il sindaco di Lesbos Spyros Galimos. Altri incontri seguiranno, mentre è in preparazione un documento comune di politiche alternative concrete e praticabili basate sulla collaborazione e solidarietà