Nei primi otto mesi del 2017, secondo i dati diffusi ieri dall’Inps, nel settore privato si registra un saldo tra assunzioni e cessazioni pari a +944 mila, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 (+704 mila) che del 2015 (+805 mila).

Ma le notizie buone finiscono qui. Perché questo saldo positivo è sempre più composto di contratti a termine e a chiamata. Nel saldo risultano in crescita tutte le tipologie di contratto, inclusi i tempi indeterminati (+17 mila a fronte di +494 mila per i tempi determinati), ma se andiamo alle sole assunzioni vediamo una crescita dei contratti precari e un calo di quelli stabili: il maggior contributo è dato dai contratti a tempo determinato (+26,3%) e dall’apprendistato (+25,9%) mentre appunto sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-3,5%).

In particolare continua a colpire il boom dei contratti a chiamata, che sostituiscono i vecchi voucher: nei primi otto mesi del 2017 hanno registrato un aumento del 129,5%, passando dai 121 mila del 2016 ai 278 mila del 2017.
Critico il commento della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso: «I dati Inps sul precariato dimostrano che sono state raccontate tante bugie sul lavoro. E continuare a difendere il Jobs Act è difendere un programma di precarizzazione e frantumazione del mercato del lavoro».