Più che un question time, il primo per Mario Draghi nell’aula di Montecitorio, sembra una conferenza stampa. Una decina di domande su tutti gli argomenti, alle quali il premier risponde con lo stesso stile già rodato con i giornalisti. La parte del leone, inevitabilmente, la fa la pandemia e in particolare le riaperture. I temi delle interrogazioni dei parlamentari sono la ripartenza del wedding, l’industria delle nozze, e il turismo, ma Draghi li adopera per illustrare l’intera strategia delle riaperture.

LA CABINA DI REGIA parlerà di questo, come dell’intera tabella di marcia, lunedì prossimo e il governo è consapevole delle sofferenze del settore. Però serve l’«approccio graduale», perché non vorremo mica che «un’occasione di gioia e spensieratezza si trasformi in rischio»? Ci vuole pazienza. La data per ridare spazio ai fiori d’arancio è il 15 giugno ma il senso della risposta del presidente del consiglio è complessivo. La cabina deciderà lo spostamento del coprifuoco, probabilmente di una sola ora, dalle 22 alle 23, poi però si dovrà riunire il consiglio dei ministri, che peraltro dovrà anche varare il dl Sostegni bis destinato a slittare anche questa settimana. Insomma quell’ora di strada e aria in più, dal valore essenzialmente simbolico, arriverà nel week-end della settimana prossima oppure il 24 maggio. Ci vuole pazienza.

DA QUEL MOMENTO però, pur se sempre in progress, la marcia delle riaperture, ricoveri e contagi permettendo, sarà spedita. Draghi lo fa capire rispondendo a un’altra domanda, quella sul turismo, settore allo stremo. Bisogna «riaprire al più presto a italiani e stranieri». Dunque per i vaccinati in arrivo dai Paesi del G7, come gli Stati uniti o il Regno Unito, non ci sarà bisogno di quarantena e per quelli di Schengen basterà il tampone. Il messaggio è implicito ma chiaro e infatti non sfugge a nessuno. Non è che si possano aprire le porte ai turisti e poi fargli trovare un Paese con le saracinesche calate. Le parole del premier vanno intese come impegno a riaprire tutto in tempo per l’inizio della stagione turistica. Entro i primi di luglio.

A questo servono del resto i nuovi criteri sulla base dei quali verranno calibrate d’ora in poi le eventuali chiusure. Nel vertice di ieri tra Regioni e governo, rappresentato dai ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, l’ipotesi di abbandonare le zone colorate non è passata. Resteranno i colori ma a deciderli non sarà più l’indice di contagio. Il segnale arriva forte e chiaro anche all’ala destra della maggioranza e porta dritti a un accordo sulle mozioni che verranno votate oggi al Senato, al termine del voto sul decreto Aprile. Verranno illustrate tutte, anche quella di Lega e Forza Italia, che però confluirà poi in un ordine del giorno comune di tutta la maggioranza mentre si voterà quella di FdI.

DRAGHI RISPONDE anche sulla liberalizzazione dei vaccini, ripetendo quel che aveva già detto a Oporto. È una richiesta sensata e giusta, dati gli imponenti finanziamenti ricevuti da Big Pharma, ma non basterebbe a garantire la vaccinazione di massa. Dunque meglio partire dalla ripresa delle esportazioni da parte dei Paesi che hanno chiuso i confini e dall’aumento della produzione. Però, ammette il presidente del consiglio, serve anche «una riflessione» sulla liberalizzazione. Traduzione: più che per «riflettere» serve tempo per provare a modificare il veto tedesco e ad aggirare le pressioni poderose delle case farmaceutiche.

IL PREMIER INTERVIENE anche sulle morti sul lavoro. Non cita solo Luana D’Orazio ma tutte e cinque le vittime del lavoro nell’ultima settimana. Ricorda che la flessione degli incidenti nel 2020, dovuta alla sospensione per Covid delle attività produttive, è limitata ai maschi. Per le donne non c’è stata neppure quella e nel primo trimestre del 2021 gli infortuni fatali hanno ripreso a colpire a pieno ritmo, «con una media di oltre 3 morti al giorno».
Draghi promette un rafforzamento delle attività ispettive, in una riunione della cabina di regia per la vigilanza sul lavoro già convocata, annuncia l’avvio della procedura d’assunzione per mille nuove ispettori ai quali potrebbero aggiungersene altrettanti.