I parigini, tutta la Francia, gli europei, ma anche il mondo intero, dal Giappone all’America latina, hanno espresso solidarietà e una forte emozione per l’incendio a Notre-Dame. Come si spiega questa reazione globale? Che cosa rappresenta Notre-Dame, che è più di una cattedrale di culto cattolico? A queste domande risponde la storica Isabelle Backouche, dell’Ehess (Ecole des Hautes Etudes en sciences sociales), dal 2007 membro del Comitato di storia della città di Parigi, specialista della capitale e delle sue relazioni con la Senna. Di recente ha pubblicato Paris au fil de la Seine (Carnets des Guides Bleus, Hachette, 2018).

«Questa reazione è legata al posto che Notre-Dame ha nella storia di Francia e di Parigi. Notre-Dame è stata costruita nel XII secolo nell’Ile de la Cité, cioè nel cuore politico della Francia, che era anche dedicato alla religione. Qui già c’era una chiesa più antica, romanica. Era la culla di Parigi. La singolarità di questo spazio ha anche a che fare con tutte le attività economiche che c’erano attorno, negozi, commerci, dai porti sulla Senna arrivavano gli alimentari. C’era poi la dimensione religiosa, attorno a Notre-Dame c’era un complesso canonico, tutta la parte orientale dell’Ile de la Cité era dedicata alla religione, c’erano matrimoni, funerali, processioni, i parigini avevano famigliarità con l’edificio».

Questa singolarità permane dopo il rinnovamento del XIX secolo?

Prima degli interventi di Haussmann, c’erano una ventina di chiese attorno a Notre-Dame, era un quartiere religioso denso. Dopo Haussmann, Notre-Dame è posta dall’immaginario nel cuore della Francia e del mondo: la zona intorno è liberata dagli edifici, il vecchio Hôtel Dieu è distrutto (e ricostruito nel nord dell’Ile de la Cité). Notre-Dame diventa l’edificio medievale più impressionante e più apprezzato nello spazio pubblico. È visibile da tutta Parigi, mentre un controesempio è la Sainte Chapelle, non lontana, che non si vede da fuori. L’accessibilità ha costruito il posto che Notre-Dame occupa nella vita della città.

A Notre-Dame si è fatto incoronare Napoleone. De Gaulle va a Notre-Dame nel ’44 per la Liberazione di Parigi. Anche se senza il corpo, qui saranno celebrati i suoi funerali ufficiali. Come quelli di altri due presidenti, Georges Pompidou e del socialista François Mitterrand. Notre-Dame rappresenta anche la sacralità dello stato?

I grandi momenti della nazione si ritrovano in questo spazio urbano. Ogni volta con grandi cerimonie. Incarna così, anche per chi dall’estero non ne conosce i particolari, la storia che è sedimentata, è il simbolo della Francia, perché è a Parigi e la Francia è un paese centralizzato, è un emblema nazionale. Le qualità estetiche della costruzione, benché eccezionali, non spiegano da sole l’emozione generale.

Come storica di Parigi, cosa pensa della ricostruzione? Rifare tutto come prima o usare le tecniche moderne?

La travatura risaliva al XIII secolo, era di legno. Si può rifare di legno, ma sarà più lungo. A Chartres, a Reims, nei restauri sono stati adottati cemento e metallo. È possibile prendere atto delle nuove modifiche del XXI secolo. Viollet-le-Duc era già intervenuto, in altri termini Notre-Dame era già un insieme di interventi di diverse epoche. Il XXI secolo può apportare il proprio. Si può fare un buon lavoro con metodi moderni, come si è fatto a Reims. La guglia può essere rifatta identica, esistono numerosi disegni e documentazione, sia di com’era prima sia di come l’ha realizzata Viollet-le-Duc. Notre-Dame è riuscita ad attraversare i secoli per incarnare Parigi. Lo farà ancora nel XXI secolo.