La Mostra del Nuovo cinema di Pesaro (15-22 giugno) diretta da Pedro Armocida corre sul doppio binario del cinema per tutti e dall’altro lato della più sofisticata sperimentazione, osando perfino la pratica delle proiezioni in pellicola oggi abbandonate, ma qui effettuate con scrupolosa attenzione. Non solo il 35mm dei film fiammeggianti proposti in spiaggia da godersi sulle sdraio nella rassegna dedicata al cinema italiano di genere, come tornare ai western che si vedevano nelle arene, più commedie, uccelli dalle piume di cristallo, cittadini al di sopra di ogni sospetto, jeeg robot, banditi e dollari.

Ma soprattutto il 16 mm della sperimentazione, come quelli a carattere politico dell’artista Lee Anne Schmitt, personale a cura di Rinaldo Censi, con film dalle memorie personali di Las Vegas (2000) a Purge this Land (2017) sull’eredità abolizionista John Brown e i fatti del 1917 quando furono uccisi 100 cittadini afroamericani e i loro quartieri incendiati. E perfino del Super8 che ha mostrato a Pesaro la sua vitalità nella sala Pasolini sempre affollata, che quest’anno ospita l’opera del regista Claudio Caldini, Buenos Aires, classe 1952, precursore del cinema sperimentale, ispirato a una concezione di libertà assoluta del mezzo oltre che a lla poetica del cinema lirico sulla stessa linea d’onda di Brakhage, Mekas, Snow. O forse la sua tecnica si può far risalire addirittura al cinema sperimentale francese degli anni ’20 quando le camere erano lanciate nello spazio tramite funi a creare inaspettate prospettive.

A scorrere il programma si avrà la sensazione di un festival deciato al cinema delle donne, tante sono le sezioni dedicate alle registe: oltre al tradizionale appuntamento quest’anno decennale con le registe russe a cura di Olga Strada con i recentissimi film di Marianna Sergeeva, Natalia Konchalovskaja, Elena Murganova, Elizaveta Stishova, Aleksandra Streijanaja, il focus è dedicato alle registe spagnole in collaborazione con il festival Margenes e Mujeres de Cine con cinque titoli inediti di opere prime e seconde.

E Federico Rossin terrà «lezioni di storia» sul cinema femminista dal ’68 al ’78 in quattro programmi film che facevano in quegli anni parte dei programmi di avanzati cineclub come il Filmstudio grazie ai programmi curati da Annabella Miscuglio, ora oggetto di studi accademici che tentano di catalogare un immaginario su cui è stato costruito tutto un percorso di lotte più che di teorie.