Una parola greca si conserva intatta nella nostra lingua. La medesima, allo stesso modo mantenuta integra, intendo dire senza variazione alcuna, troviamo nell’inglese e nello spagnolo, nel francese e nel tedesco. In latino non si registra, ma il radicale indo europeo mer, che la alimenta e la fissa nel greco, nel latino agisce a conformare una famiglia ove si contano marceo (appassire, marcire); e morbus (male, malattia); e mori (spegnersi, estinguersi, morire); e mors (morte).

La parola greca è marasmòs. Essa viene dal verbo maràinein che vale consumare; logorare; illanguidire; fare appassire; inaridire; venire meno; estinguere; distruggere. Fin dall’antico il ricorso a marasmòs risultava appropriato vuoi al vocabolario delle scienze mediche e naturali, a descrivere una condizione patologica; vuoi, per traslato, al lessico della filosofia morale e della narrazione storica. Adatto, marasmòs, a designare, nelle parole del medico, una costituzione non sana né robusta. E un termine adeguato, nelle parole del filosofo, a dar conto di incongruità d’ordine etico. Come, poi, conveniente, nelle parole dello storico, alla descrizione dei processi di deperimento e decadenza degli organismi sociali. In italiano marasmòs si fa marasma. E va detto che nell’uso corrente, ai nostri giorni, si è soliti attribuire a marasma piuttosto il senso di confusione, di disordine, di soqquadro e simili. Come se, per estensione, si propendesse a significare piuttosto le conseguenze del decadimento e dell’estenuazione e si togliesse rilievo alla costanza e perseveranza di quei decorsi di disfunzione lenta che portano ai fenomeni di disaggregazione e scompiglio. Ma non è saggio stare alle conseguenze di un processo, osservarne le resultanze separate dalle cause che le motivano dall’interno e nel profondo. Declinare in scompiglio e farragine marasma depotenzia e impoverisce il concetto forte che marasma racchiude.

I processi di dissoluzione ed estinzione hanno una loro poderosa consistenza e, nel loro estendersi, sono il contrario della debolezza e della confusione. La loro energia produce estenuazione, l’esaurimento che induce la riduzione delle capacità e un inaridimento della consapevolezza. Come che sia, è l’antica parola marasma che perfettamente si addice al corso degli avvenimenti italiani. E bene vi si attaglia nella sua duplice valenza. Sia nell’accezione estesa di disorientamento, cioè, e di disordine e di inadeguatezza (constatazione palmare, quotidiana nell’arco di tre mesi a far data dal 4 marzo 2018, quando si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento). E sia nell’accezione genuina di marasma, dico quella di deperimento e di logoramento e di estinzione.

Segni e connotati del “ritracto delle cose” d’Italia (per evocare Machiavelli) ben riconoscibili per quanti considerano e con attenzione riflettono sull’andamento che la Repubblica ha intrapreso da un trentennio. Reputo che quanto avviene in queste settimane sia il risultato di tre decenni almeno di inadempienze. Ne richiamo sommariamente due. La prima fu commessa sul piano delle necessarie riforme costituzionali, per come si presentavano mature nelle proposte autorevolmente elaborate e discusse alla metà degli anni Ottanta. L’altro adempimento fallito sta intero nella responsabilità delle sinistre che hanno degradato la cultura politica d’una democrazia parlamentare da irrobustire e consolidare. Significativi, dopo il 1990 gli svolgimenti delle numerose filiazioni partitiche derivanti dal Partito comunista (un ambito cruciale per l’affermazione delle libertà, della crescita culturale e della giustizia). Qui il marasma ha toccato il suo vertice. Il marasma, ossia il tenace depauperamento delle idee, la diligente corruttela degli spazi di influenza, un assiduo educarsi alla carenza di strumenti critici e competenze all’altezza del tempo storico. Le sinistre inette sono state le generose, soccorrevoli madri della Lega e dei Cinque Stelle. E i suoi melensi intrattenitori, cinici operatori del potere;. i suoi supponenti tattici di ridotte strategie (gli uni e gli altri, sempre, sulla cresta del banale esistente) hanno fornito facili modelli da imitare in versione peggiorata.