Norvegia: vittoria dei conservatori
Elezioni legislative Dopo 8 anni, il Labour costretto a lasciare. Il rischio di un'alleanza tra i conservatori di della lady di ferro Erna Solberg con il Partito del progresso, l'estrema destra a cui fino al 2006 aveva aderito il terrorista Breivik
Elezioni legislative Dopo 8 anni, il Labour costretto a lasciare. Il rischio di un'alleanza tra i conservatori di della lady di ferro Erna Solberg con il Partito del progresso, l'estrema destra a cui fino al 2006 aveva aderito il terrorista Breivik
Dopo otto anni di governo laburista, la Norvegia vira a destra. I conservatori hanno vinto le legislative e ora pensano alle alleanze per formare un nuovo governo, che entrerà in carica a metà ottobre, dopo il voto della finanziaria. Vista la tradizione norvegese, i conservatori potrebbero scegliere di guidare un governo di minoranza, per evitare l’alleanza imbarazzante con i populisti xenofobi del Partito del progresso, la formazione a cui era stato iscritto fino al 2006 il terrorista Anders Behring Breivik, che nel 2011 ha ucciso 77 persone a Oslo e Utoya, in maggioranza giovani dell’Spd. Ma il massacro del 2011 sembra già essere stato dimenticato dall’elettorato norvegese, preoccupato di difendere la ricchezza accumulata grazie al petrolio. Il Partito del Progresso recupera rispetto alle municipali del 2011, quando era crollato a poco più dell’11%, e ottiene il 16,3%, una cifra certo inferiore a quelle delle legislative del 2005 e del 2009 (22,1% e 22,9%), ma che comunque lo pone al terzo posto in Norvegia e lo fa diventare un possibile interlocutore per i vincitori conservatori. Il primo partito resta l’Spd (30,9%), che dopo 8 anni di governo cede pero’ il 4,5% dei voti e deve abbandonare la guida del governo. La responsabilità è ora nella mani di Erna Solberg, “lady di ferro” di 52 anni alla testa dei conservatori che arrivano al 26,8% – in crescita di 9,6% punti – che potrebbe formare un governo assieme a due piccole formazioni di centro-destra (liberali e cristiano-popolari). La questione della partecipazione al governo del Partito del Progresso divide la destra norvegese. Già nel 2009, la paura di un governo aperto ai populisti aveva impedito la vittoria dei conservatori e dato la vittoria ai laburisti.
La Norvegia, che ha rifiutato ben due volte la partecipazione alla Ue, con due referendum nel ’72 e nel ’94, è uno dei paesi più ricchi del mondo, al primo posto per l’indice di sviluppo umano. Paese di 5 milioni d abitanti, con uno stato sociale molto sviluppato, dal 2000 pero’ ha avviato delle privatizzazioni, che hanno investito anche Statoil, il colosso del petrolio, che ha ceduto ai privati un terzo del capitale, prima tutto statale. La Norvegia guarda da lontano l’Europa e la crisi economica che la scuote. Ma ha paura, si chiude. Il Partito del Progresso ha messo in primo piano del dibattito politico la questione dell’immigrazione, considerata eccessiva e invadente da questa formazione xenofoba. Ma tutti i partiti sono stati trascinati a dibattere su questo tema. Contemporaneamente, il Partito del Progresso ha cambiato un po’ pelle: prima diretto da un leader provocatore, Carl J.Hagen, ora, sotto la guida di Siv Jensen, si presenta come un gruppo ragionevole, seguendo in questo la svolta di molte formazioni di estrema destra europee, tipo Marine Le Pen in Francia. L’eventuale intesa tra i conservatori e l’estrema destra non avrà solo problemi sul fronte dell’immigrazione e sul livello dei finanziamenti devoluti all’aiuto allo sviluppo, ma l’intesa sarà difficile anche per quello che riguarda le scelte ambientali. L’estrema destra vuole passare oltre le preoccupazioni ambientaliste per sfruttare il petrolio che si trova nell’arcipelago di Lofoten, un gioiello paesaggistico e naturale.
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