Il punto di caduta politico del documento prodotto dalla Commissione difesa del Senato sull’operato delle Organizzazioni Non Governative (ong) impegnate nel salvataggio delle «nude vite» migranti, è uno ed uno solo: la normalizzazione delle organizzazioni della società civile che rivendicano la coerenza tra gli enunciati contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la loro pratica.

Il resto, le raccomandazioni alla trasparenza dei fondi, gli obblighi a conformarsi al diritto internazionale (quale?), sono evenienze già messe in essere dalle Ong da molto tempo e dunque suonano come giustificazioni del vero scopo dell’inchiesta.
Chi, infatti, avesse voluto informarsi realmente sulle condizioni cui ottemperano le organizzazioni non governative, sia a livello internazionale, che europeo, ma anche nazionale, avrebbe subito avuto le prove che i loro bilanci sono pubblici, le regole di gestione dettate dalle occhiute e inflessibili burocrazie onusiane (dell’Onu), comunitarie ed anche italiche, che non fanno certo mancare i controlli di merito e di metodo.

Difficilmente un partito politico o un imprenditore privato sarebbero sottoposti a simili pratiche ed anche, nel caso delle Ong internazionali, a vere e proprie verifiche sulla competenza dei loro addetti. Se qualcuno avesse perso qualche minuto per leggere, ad esempio, i termini dei contratti di partenariato che legano alcune Ong internazionali ad ECHO, l’ufficio europeo per l’aiuto umanitario, si sarebbe accorto che le raccomandazioni della Commissione difesa sono solo i prerequisiti per ottenerlo, che non solo vengono verificati dall’Unione europea allo scadere di ogni periodo, ma controllati per ogni singolo intervento finanziato.
Dunque le risultanze della Commissione sono solo i dispositivi ridondanti di una operazione di portata ben più vasta e che, lo diciamo con grande chiarezza e fermezza, oggi cerca di colpire le Ong più esposte sul fronte migranti, per domani ricondurle, magari opportunamente screditate, nell’alveo degli operatori al servizio di un sistema che si nutre di diseguaglianze crescenti.

Sappiamo bene come funziona questo gioco: sinché ci si occupa di alleviare i sintomi, emarginazione, povertà, migrazioni, e via enumerando, si è ben disposti a tirare fuori qualche spicciolo per la cooperazione allo sviluppo (quale?) o l’aiuto umanitario (meglio se gestito dai militari), ma mica tanti sennò la cosa si fa seria, salvo a diventare feroci, sino al linciaggio ed alle accuse infamanti (connivenze con i criminali trafficanti di esseri umani) quando le Ong denunciano le cause e, ancor più, propongono soluzioni che vanno a squilibrare i dettami della necropolitica imperante.

Ma, fatto forse ancora più grave, dato che questo teatrino lo conosciamo bene, è l’evidenza che una politica sempre più debole e subalterna alle logiche del grande molok della disinformazione mediatica, si sia ridotta ad esercitare il suo residuo potere prescrittivo proprio su quegli strati di società che dovrebbe, non solo rappresentare, ma soprattutto sostenere ed ascoltare.

Mai le Ong, almeno quelle internazionali, hanno voluto sostituirsi agli Stati ed ai Governi, creando un sistema parallelo o in competizione. Il nostro scopo, invece, è sempre stato quello di proporre soluzioni generalizzabili che diventassero politiche atte a risolvere gli annosi problemi dell’umanità nel quadro di una solidarietà di specie e biosferica. Il dialogo con la politica e le sue istituzioni è sempre stato parte integrante della nostra azione, della quale gli interventi sul terreno costituiscono non solo la parte preponderante, ma rivolta anche a mostrare concretamente il «che fare».

Per questo impedire alle Ong internazionali di percorrere, nel pieno rispetto dei Diritti umani, le strade della solidarietà e ricondurle ad una ruolo ancillare e subalterno a soluzioni che sino ad ora non hanno mostrato nessuna reale efficacia, né tantomeno capacità di innovazione, significa amputare quel poco di autonomia del politico che ancora esiste.
* Presidente CINI (Coordinamento italiano network internazionali)