Ooooh, Norma! Quando sugli schermi brasiliani e poi di tutto il mondo apparve il meraviglioso corpo completamente nudo di Norma Bengell, sulla spiaggia di Rio in Os cafajestes di Ruy Guerra, eravamo nel 1962, si aprì un mondo. Quel nudo frontale, bellissimo, di una ragazza di 26 anni che era considerata la Brigitte Bardot nazionale, e la maggiore stella delle notti carioca, non era solo la testimonianza dell’inizio del Cinema Novo e di una nuova epoca per il cinema sudamericano, ma anche del sogno di una totale libertà. Una libertà che verrà rapidamente soffocata, pochi anni dopo, obbligando molti degli autori e degli attori brasiliani, compresa Norma, a rifugiarsi in Europa.
Norma Bengell già nel 1962, proprio con Os cafajestes, era stata scoperta dal cinema italiano in cerca di attrici belle, spregiudicate e internazionali.

Da noi farà una decina di film, anche importanti. Alberto Lattuada l’aveva scelta come la moglie milanese di Alberto Sordi in Il mafioso, poi sarà la moglie di Nino Manfredi, una simpatica prostituta che mantiene la famiglia, nel loro episodio di Cuori infranti di Gianni Puccini, ma la troviamo anche in Una bella grinta di Giuliano Montaldo, Il mito di Adimaro Sala, La costanza della ragione di Festa Campanile.

Mario Bava la sceglierà come pilota spaziale accanto a Barry Sullivan nel supercult fantascientifico Terrore nello spazio, Sergio Corbucci nel fondamentale western I crudeli, dove interpreta una vedova nerovestita, Joaquim Romero Marchent ne farà la protagonista del geniale “Fedra West e Eugenio Martin la volle in L’uomo di Toledo, una specie di mischione di cappa e spada e 007. In Italia aveva anche incontrato Gabriele Tinti, col quale rimase sposata dal 1963 al 1969, cioè fino a quando rimase qui.

Norma avrebbe potuto avere allora qualsiasi uomo, Alain Delon, le fece una lunga corte, ma si innamorò di Tinti, bel ragazzo italiano degli anni ’60. Non cessò però mai di tessere rapporti col cinema brasiliano. Anche mentre girava film in Italia seguitò a partecipare ai film più innovativi del Cinema Novo prima e del Cinema Udigrudi, poi. Pensiamo a O pagador do promesas di Anselmo Duarte, che vinse l’unica Palma d’Oro a Cannes di tutto il cinema brasiliano, poi Noite vazia di Walter Hugo Khouri, che interpretò assieme a Tinti, ma anche nel capolavoro di Julio Bressane O anjo nasceu, 1969, Os deuses e os mortos (1970) di Ruy Guerra, O abismu (1970) di Rogerio Sganzerla, A casa assasinada di Paulo Cesar Saraceni. La troviamo perfino in O capitan Bandeira contra o doutor Moura Brasil di Antonio Calmon (1970) e nell’ultimo capolavoro di Glauber Rocha, A idade da terra, che venne mostrato a Venezia dove non venne assolutamente capito.

Norma fu la grande star, con Odete Lara e Maria Gladys, del cinema brasiliano e lavorò con tutti i grandi registi del tempo, dimostrando un coraggio encomiabile e espenendosi sempre in prima persona, proprio lei che aveva iniziato il cinema con la pornochanchada, O homem di Sputnik (1959) di Carlo Manga, dove recitava come bellona accanto al comico Oscarito e che si era fatto un nome da cantante e soubrette nella sua Rio. Alla fine degli anni Settanta torna definitivamente in Brasile, dove si alternerà tra cinema, tv e teatro. Dirigerà anche tre film, il primo dedicato a una sua amica attrice, Maria Gladys, uma atriz brasileira (1979), al quale seguirono Etermamente Pagu (1989) e il tardo O guarani.

A teatro recitò fino a pochi anni fa, l’ultima sua apparizione è un Giorni felici di Samuel Beckett. Da tempo si era ingrossata e aveva perso la bellezza di una volta, la voce era sempre più roca e non era più la cantante dei suoi primissimi dischi anni Cinquanta. Era stata anche al centro di una brutta storia di truffa cinematografica e da parecchio era triste e malata. Ma quel nudo che illuminava lo schermo del cinema brasiliano rimarrà per sempre nella storia del paese.