La proposta di modifica della legge di Stabilità che avrebbe eliminato il divieto per i presidenti di regione di assumere il ruolo di commissari alla Sanità (previo parere del governo) è stata «congelata» ieri vista la bagarre scatenata soprattutto dai 5S e poi da Lega e Fdi. Al relatore della legge di bilancio, Mauro Guerra (Pd), il compito di sottoporre alla commissione una nuova proposta. Il testo modificato, di cui si è discusso in serata, dovrebbe prevedere la possibilità per i governatori di diventare commissari della sanità ma solo con i conti in attivo e solo dopo che l’abbiano chiesto, assumendosene così la responsabilità politica. Ogni sei mesi una verifica da parte del governo: conti in regola e performance dei livelli di assistenza migliorate. Diversamente, il presidente perde la carica. Questo il compromesso raggiunto anche con il ministero della Salute, che aveva espresso parere negativo (ma domenica scorsa aveva dato il via libera alla norma).

Si erano fatti promotori dell’emendamento tre parlamentari dem ma una norma dello stesso tipo era stata sottoscritta anche dai verdiniani di Ala e da Scelta Civica. Beneficiari il governatore campano e il collega calabrese, Mario Oliviero. De Luca ha ingaggiato una lunga lotta contro l’attuale commissario di governo. Il clima referendario deve aver convinto Renzi ad agevolare i due presidenti Pd, dando il placet all’iniziativa. Favorevole all’emendamento anche il senatore di Ala Vincenzo D’Anna, presidente di Federlab, che ieri ha commentato: «La norma pone l’indirizzo di un settore così delicato in capo a coloro che, eletti dal popolo, possono superare le pastoie burocratiche». D’Anna, che rappresenta i privati convenzionati, ha aggiunto: «In Campania è esaurito il tetto di spesa, De Luca ci ha messo tutta la buona volontà per trovare i 30 milioni di euro e stabilizzare questa situazione fino al 31 dicembre, ma i commissari si sono opposti».

Mentre in commissione si consumava lo scontro sull’emendamento, i 5 Stelle erano in conferenza stampa in senato. «In un paese civile uno come De Luca sarebbe in galera – ha esordito Luigi Di Maio -. Renzi con una legge ad personam vuole dargli anche il ruolo di commissario della Sanità per continuare ad alimentare il sistema clientelare». Sotto accusa l’asse De Luca-premier: «È il governatore preferito di Renzi – continua Di Maio -. Con la riforma, questo signore potrebbe essere il futuro presidente del Senato e avere l’immunità». Al centro delle accuse c’è l’audio, realizzato il 15 novembre durante l’incontro di De Luca con 300 sindaci, in cui il governatore incita gli amministratori a portare cittadini a votare Sì il 4 dicembre. Rivolgendosi al sindaco di Agropoli, Franco Alfieri: «È notoriamente clientelare. Una clientela organizzata, scientifica, come Cristo comanda. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini. Vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno». Di Maio attacca: «L’istigazione al clientelismo non ha destato nessuno scalpore, non c’è alcun provvedimento disciplinare del partito contro di lui. C’è il rischio di un voto condizionato su tutto il territorio nazionale e per gli italiani all’estero».

Grillo attacca via blog: «Renzi ha una paura fottuta. Si comporta come una scrofa ferita. Il Pd vende i seggi in parlamento e attacca il MoVimento». Replica Orfini: «I 5S sono preoccupati per l’inchiesta sulle firme false». Oggi i 5S depositeranno un esposto alla Procura di Napoli contro il governatore campano: «L’ipotesi è istigazione al voto di scambio. La sanità campana vale più del 70% del bilancio» ha spiegato la consigliera regionale Valeria Ciarambino. I 5S chiederanno alla commissione Antimafia di acquisire l’audio dell’incontro con i sindaci per verificare se si possa configurare anche lo scambio politico-mafioso. «Sono vincolato al voto del silenzio» ha replicato De Luca in versione zen ma poi non ha resistito: «È la crociata delle alici fritte».