Il Nordstream made in Italy. Ovvero come la Russia ha aggirato le sanzioni Usa sul gasdotto grazie a due aziende del Lombardo-Veneto. Un’inchiesta giornalistica svela per la prima volta il trucco che consentirà a Mosca di completare la pipeline sotto al Baltico nonostante l’embargo di Washington. Facendo emergere i dettagli dell’indispensabile supporto tecnico italiano, non esattamente in linea con l’atlantismo intransigente del ministro degli Esteri Luigi di Maio e del presidente del Consiglio Mario Draghi.

CARTE DOGANALI ALLA MANO, nero su bianco ufficialmente: l’asse energetico fra Germania e Russia passa anche per l’Italia con il minimo di pubblicità e il massimo del profitto. Un affare milionario proprio sotto il naso degli americani. Se non fosse che nel caso del Nordstream-2 business is not business: chiunque stipuli contratti superiori a 850 mila euro con il consorzio controllato da Gazprom finisce automaticamente nella lista nera dell’amministrazione Biden. Chirurgica nell’applicare la ritorsione finanziaria a chiunque collabori a costruire la «più pericolosa arma strategica di Putin in Europa».

Dal Veneto e dalla Lombardia alla Russia, dalla Russia alla Pomerania Occidentale. I cronisti della Deutsche Welle hanno ricostruito il percorso partendo dal database di Import-Genius che certifica la consegna a settembre 2020 nel porto di Mukran, nell’isola di Rügen, dei macchinari per completare l’ultimo 5% del condotto, circa 120 chilometri. Il materiale proviene da Italia e Paesi Bassi. Il valore complessivo è di circa 10 milioni di euro. Il destinatario è la società Akademik Cherskiy, succursale regionale di Gazprom, proprietaria dell’omonima nave posacavi. Tra i fornitori spiccano le imprese Nuova Patavium Srl con sede in via Sant’Antonio 48/50 a Veggiano (Padova) e Opus Srl, via Mantovana 18 a Ospedaletto Lodigiano (Lodi).

Davvero «ogni pezzo di attrezzatura ha una sua storia» come recita lo spot commerciale dell’impresa padovana ripreso da Dw. «La nostra inchiesta rivela come l’ultima tecnologia di precisione per i tubi del Nordstream sia italiana. Una notizia notevole, dato che le sanzioni Usa colpiscono chiunque sia coinvolto nei lavori con contratti superiori al milione di dollari. Per questo motivo la società svizzera Allseas nel 2019 aveva ritirato la sua nave dal Baltico. I russi allora hanno richiamato la Akademik Cherskiy dall’Oceano Pacifico ma non avevano le attrezzature adatte. Allora hanno adattato la nave con la tecnologia italiana, aggirando gli americani. Un trucco all’ombra della geopolitica mondiale».

Sconosciuto fino allo scorso 12 settembre, data del trasferimento dei sistemi ad azionamento idraulico dell’azienda Nuova Patavium dalla Russia alla Germania per l’installazione sulla Akademik Cherskiy. Secondo i documenti doganali russi il valore della fornitura è di 1,1 milioni di dollari. Il prezzo stride però con le bolle di accompagnamento dei macchinari all’arrivo in Russia: due consegne separate entrambe inferiori a 200 mila dollari. È solo la prima anomalia.

LA SECONDA È CHE subito dopo l’inasprimento delle sanzioni Usa la Nuova Patavium non spedisce più alla società Akademik Cherskiy ma alla Spb di San Pietroburgo, micro-impresa con tre dipendenti che negli ultimi anni ha cambiato più volte sede e ragione sociale. Attualmente, per quanto valga la licenza, si dovrebbe occupare dell’installazione di sistemi antincendio negli edifici.

Oltre alla Nuova Patavium i russi hanno acquistato attrezzature anche dalla società Opus nel Lodigiano. In questo caso il valore risulta pari a 1,2 milioni di dollari. Altro dato che non collima: corrisponde a dieci volte la cifra dichiarata al momento dell’esportazione dall’Italia.

Dagli uffici delle due imprese per adesso nessuno risponde alle domande sulle differenze di prezzo, nonostante si tratti di attrezzature in libero commercio prodotte da realtà note nell’universo delle pipeline. Nuova Patavium, fondata nel 1991, è presieduta da Carlo Zordanazzo, impiega come sales-manager Stefano Necchi, general-manager Edoardo Zordanazzo e responsabile vendite Ruslan Mingaviez. L’impresa ha una filiale operativa negli Emirati Arabi Uniti: Nuova Patavium Sharjah Branch con sede nella zona-franca di Hamriyah, nel porto di Sharjah. Vanta oltre 40 dipendenti, nel curriculum spiccano i lavori in 18 Paesi tra cui Egitto, India, Arabia Saudita, Spagna, Olanda, oltre a Germania e Russia. I prodotti di punta sono le macchine per rivestire e piegare i tubi, centraline idrauliche, e morsetti per le linee esterne.

ANCHE LA LODIGIANA Opus Srl è una realtà conosciuta, da oltre 30 anni figura tra i player di primo piano nella costruzione e revisione degli accoppiatori necessari ad allineare le condotte di Gnl e petrolio. Il presidente è Giuliano Bergamaschi, direttore Simone Bergamaschi, sales-manager Alessandra Emmanuele.

Nessun segreto neppure sulla posacavi Akademik Cherskiy, lunga 150 metri, di proprietà di Gazprom, costruita tra Shanghai e Singapore, varata nel 2015 con il nome di Jascon 18. A febbraio 2020 Mosca ha ordinato al suo comandante di lasciare Nachodka, nell’Estremo Oriente russo, e di fare rotta per il Capo di Buona Speranza e da lì nel porto tedesco di Sassnitz. La nave è approdata in Germania a giugno, perfettamente in tempo per il retrofit con la tecnologia italiana iniziato a settembre.

Un’ottima notizia per Mosca e Berlino che premono per chiudere il raddoppio del loro gasdotto proteggendo finanziariamente le imprese nazionali coinvolte nella costruzione. Molto meno per i fornitori privi dell’ombrello russo-tedesco, che si bagneranno con la pioggia di sanzioni Usa.