A 38 anni dalla strage della stazione di Bologna i familiari delle vittime sono tornati in piazza, e come succede tutti gli anni sono stati migliaia i bolognesi che hanno sfilato con loro in un corteo che è terminato di fronte alla stazione dei treni, dilaniata dalla bomba neofascista che il 2 agosto 1980 esplose alle 10 e 25 causando 85 morti e oltre 200 feriti.

UNA RICORRENZA fatta di applausi, speranze rinate ma anche tanta sfiducia nelle istituzioni. Quest’anno per il governo hanno partecipato alle celebrazioni il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il sottosegretario Michele Dell’Orco e il presidente della Camera Roberto Fico. Solo esponenti 5 Stelle. Ad ascoltarli migliaia di persone che hanno applaudito, e tante altre che hanno commentato: «Solo parole».

COLPA DI ANNI di promesse fatte dal palco e poi regolarmente disattese. Tant’è che l’anno scorso l’associazione dei familiari delle vittime della strage lasciò solo l’allora ministro Gian Luca Galletti, inviato dal governo Gentiloni. Quest’anno a presentarsi in Consiglio comunale di fronte ai familiari delle vittime il pentastellato Bonafede. «Per me è incredibile che, dopo che lo Stato si è dimostrato negligente per 38 anni, i familiari dimostrino ancora una volta una lezione di civiltà che la politica non ha mai dato e dimostrano di crederci ancora», ha detto il ministro della giustizia promettendo una svolta. «Voglio e pretendo da me stesso in quanto rappresentante dal Governo che siano i fatti a dimostrare l’impegno dello Stato».

DALL’AULA CHE LO SCORSO ANNO si svuotò per protesta al momento dell’intervento del ministro Galletti, è partito un applauso. Segno che l’apertura di credito verso il nuovo governo c’è. A promettere impegno nella ricerca della verità anche Roberto Fico. «Come terza carico dello Stato sono con voi al 100 per cento e non arretrerò mai di un passo». Anche in questo caso applauso, così come la piazza aveva applaudito il sindaco Merola, commosso nel suo discorso, e il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi.

«ATTENDIAMO UN SEGNALE concreto di cambiamento – ha detto Bolognesi dal palco – che da oggi in poi, dimostri nei fatti che c’è un una classe dirigente che non ha paura della verità su stragi e terrorismo». Le questioni aperte sono quelle che da tempo i familiari stanno portando all’attenzione della politica: i risarcimenti bloccati da rimpalli e contraddittorie interpretazioni burocratiche, la digitalizzazione degli atti e della documentazione sulle stragi, che i vari ministeri hanno interpretato a loro modo creando un archivi disordinati e poco accessibili. Infine c’è la cosiddetta «direttiva Renzi» del 2014, quella che avrebbe dovuto desecretare documenti capaci di illuminare le stragi d’Italia, e invece non è stata pienamente applicata. La speranza questa volta è nel Movimento 5 Stelle, che ha promesso impegno.

NESSUN SEGNALE DI VITA invece dalla Lega di Salvini, l’altra forza di governo. La sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni era presente alle commemorazioni ma non ha rilasciato dichiarazioni. Il segretario della Lega Emilia Gianluca Vinci invece si è invece limitato a bacchettare i protagonisti della bagarre scoppiata ieri alla Camera durante il ricordo del 2 agosto. Da una parte la deputata di Fratelli d’Italia Fdi Paola Frassinetti, che ha chiesto la verità sulla strage, la sua verità però, visto che secondo Frassinetti la bomba non sarebbe stata fascista ma legata alla più svolte smentita «pista palestinese».

Dall’altra i deputati di Pd e LeU, che hanno contestato con forza le affermazioni di Frassinetti. Il leghista Vinci se ne è lavato le mani sentendo solo l’esigenza di condannare destra e sinistra per i «toni non civili» dello scontro, senza prendere posizione sulla vicenda nemmeno sulle affermazioni di Giorgia Meloni di Fdi, che ha parlato di «mistero» per quanto riguarda il 2 agosto. A ricordare l’ovvio (anche a Meloni e alla Lega di governo) il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «I processi giudiziari – ha detto il Capo dello Stato nel suo messaggio di saluto ai familiari – sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell’attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d’ombra da illuminare». Da tempo i familiari delle vittime hanno il dito puntato contro quel filo che unisce, carte processuali alla mano, mafia, P2, terroristi neofascisti e apparati eversivi dello Stato.