A seguito di un’indagine della procuratrice generale di New York, Letitia James, sono state definite le accuse contro il governatore Andrew Cuomo, riguardanti molestie sessuali e comportamenti inappropriati nei confronti di più donne.

La notizia non era inaspettata: a marzo James aveva avuto il permesso dall’Executive Chamber di New York di indagare sulle accuse; solo due giorni prima Cuomo era stato interrogato dalla procura per 12 ore dopo che nelle settimane precedenti erano state ascoltate 179 persone e visionati più di 74000 documenti, incluse fotografie ed email, producendo un rapporto di 165 pagine.

Il quadro che emerge dal rapporto, a essere buoni, è una cartolina da un’altra epoca, quasi un altro pianeta, con un mondo lavorativo vecchio stile, paternalistico, con battute e commenti che erano quotidiani in una società che non esiste più; Cuomo è ora accusato di avere commesso atti che violano la legge federale e statale, compresi i regolamenti che lui stesso aveva firmato e promosso all’indomani del movimento MeToo. La linea di difesa del governatore rivendica proprio questa sua appartenenza a un’era («Io ho 63 anni» ha ripetuto Cuomo) e a un’area, quella italo-americana, per cui commenti e invasioni nello spazio personale altrui sono parte di un retaggio anagrafico-culturale.

«Sono stato frainteso, le mie intenzioni non erano sessuali. I miei sono stati gesti affettuosi senza secondi fini – ha detto il governatore rispondendo alle accuse – Ho salutato una mia collaboratrice dicendo Ciao Bella non c’era nessuna intenzione di offenderla. I fatti sono molto differenti da come sono stati raccontati» ha proseguito aggiungendo che il suo avvocato ha già risposto ad ogni accusa contenuta nel rapporto. «Il documento è disponibile sul mio sito, se siete interessati per favore leggete i fatti e decidete da soli.

Mio padre (Mario Cuomo, 3 volte governatore di New York) mi ha sempre detto che la politica è una cosa sporca. Io l’ho sempre saputo» ha concluso Cuomo indicando la sua seconda linea di difesa: i miei avversari mi vogliono male. In questo certamente c’è del vero. Cuomo è uno dei dem più odiati dai Repubblicani e nel partito Democratico ha più nemici che alleati, a causa di un carattere irruente ed accentratore.

Durante il suo momento di massima auge, nei primi mesi della pandemia, quelle caratteristiche, diventate muro contro Trump, avevano, per un certo periodo, attratto consensi. Indimenticabile la conferenza stampa in cui, riferendosi a The Donald che lamentava la sua scarsa gratitudine, aveva detto: «Ringraziare ti ho ringraziato, cosa vuoi ora? Che ti mandi un mazzo di fiori?».

Quei tempi però sono lontani: le accuse di molestie sessuali, proprio perché sono rivolte a un personaggio che era percepito come salvifico, vengono prese molto sul serio. Non è chiaro ora quale sarà il seguito della vicenda. Cuomo ha già chiarito di non avere alcuna intenzione di dimettersi nonostante praticamente chiunque glielo abbia chiesto pubblicamente, incluso il presidente Biden durante una conferenza stampa.
Ora sarà la legislatura statale che dovrà decidere se avviare un procedimento di impeachment per rimuoverlo dalla carica.

Di certo questa vicenda mostra come in più aspetti la società Usa sia cambiata. 10 anni fa un membro del Congresso del Gop di New York, Christopher Lee si era dimesso per aver inviato a una donna una sua foto a torso nudo. Oggi, il governatore democratico si rifiuta di dimettersi dopo che un’indagine statale ha scoperto che ha molestato sessualmente 11 donne diverse, 9 delle quali sono ex o attuali dipendenti, violando ogni tipo di legge.