Donald Trump ha risposto come un battutista dal pessimo gusto alla minaccia di Kim effettuata nel suo discorso di fine anno («il pulsante del nucleare è qui sulla mia scrivania», aveva detto il giovane dittatore nord coreano). Trump non si è lasciato sfuggire l’occasione di tirare fuori una battuta da pseudo maschio alfa ricordando che il «pulsante» ce l’ha pure lui: perfino più grosso e funzionante di quello nord coreano, stando al suo discusso tweet di ieri.

QUELLO CHE CONTA, per fortuna, è altro: da ieri Pyongyang ha riattivato la comunicazione con Seul, dopo l’apertura della Corea del Sud a un incontro il prossimo 9 gennaio per discutere della partecipazione della Corea del Nord ai giochi invernali che il 9 febbraio cominciano nel Sud: due pattinatori si sono qualificati ma non si sono iscritti.

Ovvio che non si parlerà solo di sport e olimpiadi, ma che tra le due parti verranno sicuramente anticipati discussioni e temi che poi probabilmente troveranno una loro sistemazione all’interno di dialoghi più allargati.

DOPO MESI DI TENSIONE, però, si tratta di una buona notizia, salutata con favore da tutti gli attori coinvolti nell’area, tranne – appunto – Donald Trump.

Il suo tweet in realtà dimostra un certo fastidio nei confronti di una situazione che sembra rassenerarsi e rischia di far perdere, in futuro, parecchi miliardi di dollari: è chiaro che se in Corea la situazione dovesse tornare a una «normalità» i toni da venditore di armi di Trump per assicurare ai paesi amici la sicurezza rispetto alla minaccia di Kim Jong-un cadrebbero o quanto meno potrebbero essere rivisti.

UN SEGNALE, del resto, è già arrivato, perché Moon Jae-in, da sempre scettico verso gli Usa, ha già chiesto a Washington la sospensione delle esercitazioni comuni per non rischiare di gettare al vento questa opportunità di dialogo con il vicino del Nord.