Dei «tre ragazzi» che a novembre proposero a Pietro Grasso la leadership della lista che poi è stata chiamata Liberi e Uguali ieri erano già rimasti in due alla conferenza stampa post-voto a Roma: Pippo Civati era in Lombardia e sa di non essere rieletto. Roberto Speranza siede alla destra del presidente del senato, Nicola Fratoianni a sinistra. Il 3,4 per cento racimolato alla Camera è un dato praticamente identico al 3,2 per cento che prese Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola nel 2013. Il paragone rende l’idea del terremoto avvenuto nel centro sinistra. Domenica sera molti davano per certo il big bang della lista fra Mdp e Sinistra Italiana. E invece la prima notizia che danno i tre è la volontà di andare avanti.
«Questo milione e centomila voti meritano di essere rappresentati», scandisce Pietro Grasso. «Vogliamo proseguire con i nostri valori. Dobbiamo continuare mantenendo la coerenza con passione, umiltà e riflessione perché è un progetto in cui crediamo fermamente». Il fatto che non abbia mai nominato l’espressione «Liberi e Uguali» porta a pensare che almeno il nome – che non piaceva a molti – possa cambiare. Quanto ai cambiamenti di linea politica, Grasso rimane silente impegnandosi però «a rilanciare la partecipazione dal basso sui territori», oggettivamente mancata, mentre sottolinea più volte la disponibilità «al dialogo in parlamento, nonostante la rappresentanza limitata con tutti tranne che la destra».
L’autocritica, una volta tratto essenziale della sinistra, per il risultato è circostanziata: «Non abbiamo saputo intercettare il consenso davanti all’avanzata della destra e dei cinquestelle», «un’onda» che comunque «ha colpito tutta Europa».
Come da copione prestabilito, quando nella sala conferenze Da Feltre viene lasciato spazio alle domande, prendendo parola anche Speranza e Fratoianni. L’ex capogruppo alla camera del Pd chiude subito la porta alla possibilità di ritornare all’ovile liberato dal renzismo e sottolinea il recupero di voti destinati all’astensionismo, forte anche dell’elaborazioni che stimano un travaso di elettori dal Pd a Leu del solo 5 per cento: «Abbiamo ridato una casa ad un numero significativo di italiani che non avrebbero votato». Sul rapporto col Pd infatti sia Grasso che Speranza hanno spiegato che «non si tratta un problema di persone ma di politiche».
Nessun accenno a Potere al Popolo, a quei cugini con cui si puntava a fare la «lista unica a sinistra». Una prospettiva che il solo Fratoinanni sembra riproporre ribadendo più volte la parola «radicalità». Per lui ciò che è accaduto domenica apre una prospettiva chiara: «Si è chiusa una stagione, un’idea di riformismo di sinistra: con il tonfo clamoroso del Pd a sinistra serve un’alternativa sufficientemente netta come il Labour party di Jeremy Corbyn».
Ad ascoltare la conferenza stampa dei tre ci sono molti ex parlamentari – Alfredo D’Attore, Miguel Gotor – e candidati – l’ex presidente di Legambiente e coordinatrice della campagna di Leu Rossella Muroni – ancora appesi al calcolo dei resti per sapere se entreranno in parlamento. L’unica cosa certa è che il gruppo parlamentare alla camera ci sarà: anche se i seggi saranno 12 o 13 – e dunque sotto la soglia prevista di 20 – una deroga al regolamento prevede che se il nome della lista da cui si è stati eletti è lo stesso, il gruppo si possa fare. Diversa la situazione al senato dove i posti saranno molti meno: si presume siano sei.
Chi non tornerà certamente in parlamento è Pippo Civati, che ieri è tornato a criticare la composizione delle liste: «Non mi è piaciuto come sono state costruite, è sembrata una soluzione non così rinnovata». Sul campo Leu lascia vittime illustri, la maggiore è sicuramente Massimo D’Alema che nel suo storico collegio di Nardò non è andato oltre al 3,9 per cento. Anche Anna Falcone nonostante l’8 per cento raggiunto a Bologna, la passionaria che aveva fatto partire il percorso del Brancaccio con Tomaso Montanari, pare avere poche chances di entrare in parlamento. Proprio Montanari – «stando fermo un giro» – pare aver fatto una scelta più azzeccata.