Dovrebbe trattarsi solo di canzonette, ma quando si parla di festival della canzone – spesso e volentieri – Sanremo le rime se le gioca in politica. Così dopo le polemiche di dodici mesi fa con le dichiarazioni di Baglioni sulla questione migranti, ora la polemica si fa rovente in anticipo. La questione esplosa domenica vede al centro Rula Jebreal, la giornalista palestinese naturalizzata italiana, consigliera di Macron per il gender gap, invitata da Amadeus – l’incontro è avvenuto ad ottobre – a salire sul palco dell’Ariston per un intevento incentrato sulla violenza sulle donne. Accordo pressoché fatto quando a a fermare la firma sul contratto di partecipazione della giornalista pare – si sussurra nei corridoi di viale Mazzini – sembra sia essere arrivato uno stop decisivo della direttrice di rete Teresa De Santis.

IL TIMORE – al solito – è che al festival dei fiori si parli (troppo) di politica.. Di fatto il peso del fronte sovranista che sembrava essersi affievolito lo scorso autunno, torna invece a farsi prepotente. Anche se a smentire le voci di un intervento leghista, sono arrivate le dichiarazioni dello stesso Salvini: «Ma con tutti iproblemi che ho, mi occupo di Sanremo? Invitino chi vogliono».

A FAR CHIAREZZA sulla vicenda la diretta interessata che contattata da Repubblica dà la sua versione: «Qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un’Italia inclusiva, tollerante». Il «no» da Rai1 sarebbe arrivato sabato: «Mi hanno telefonato pregandomi di fare il grande passo, ma mi sono rifiutata». Dopo il polverone mediatico, si è aperto ieri uno spiraglio: Jebreal sarebbe stata contattata dai vertici Rai nel tentativo di riaprire una trattativa. L’epilogo a stretto giro: oggi si riunisce il vertice Rai con l’ad Fabrizio Salini. Sulla vicenda si sono espressi il ministro dello sviluppo economico Patuanelli (5stelle): «Un paradosso, si vuole trasformare Sanremo in tribuna polica, ma si opera un’esclusione politica preventiva».
Per Laura Boldrini (Pd): «Il servizio pubblico deve valutare le competenze, non piegarsi alle prepotenze di chi la insulta».