Giovanni detto Nanni e Maria detta Mary non stanno più insieme da 25 anni, quel lontano 23 maggio del 1992, in cui si tirarono addosso, in ultima istanza bicchieri di cristallo, parte del corredo familiare, candelabri custoditi preziosamente per anni. Da allora ad oggi ne hanno passate di tutti i colori. Attualmente il patriarca settantenne è sposato con la terza moglie; Mary ha scelto la solitudine. L’unica cosa che li accomuna è il loro essere nonni. Di due splendidi bambini, un maschio e una femmina, di dieci e otto anni. Nulla li completa di più dello stare in loro compagnia. Non capita spesso che, simultaneamente, i due nonni si trovino nel medesimo spazio con i due nipoti. Quelle rare, rarissime volte, succede che stanno da dio: un quartetto assurdo che ride, si scompiscia, si rotola dalle risate tra scherzi e battute goliardiche.
Nanni e Mary non lo avrebbero detto mai, anni prima ma nemmeno ora, nemmeno tra sé e sé. Non lo diranno mai a nessuno, nemmeno sotto tortura. Lo sanno i nonni, i nipotini, i genitori dei bambini. Ma nessuno ne fa parola.

Un giorno Nanni propone di portare i ragazzi alle terme. Il consenso viene accordato. I nonni annuiscono col capo mentre la figlia gli fa una testa tanta sulle regole di sicurezza da mantenere: una mezz’ora dentro una mezz’ora fuori, accappatoio obbligatorio, asciugare i capelli col phon. Nanni ha inventato una scusa alla moglie che tanto andava dal parrucchiere. Mary ha detto alla sua vicina di casa di andare a dare da mangiare al gatto verso sera, immaginando di tirare tardi. Sulla carta il progetto è curato ai dettagli. Ma, come sempre, affinché un’avventura sia un’avventura qualcosa deraglia e non tutto va come doveva andare. Dopo un lauto pranzo la bambina, correndo dietro a un micetto, inciampa in una radice e si fa male a un ginocchio. La signora del ristorante la medica come può ma insinua all’orecchio di Mary che il taglio potrebbe necessitare di punti. Nanni minimizza: lo zolfo disinfetta – tutti in acqua! – convincendo la nonna che, se fosse stata nella casella di madre trent’anni prima, non avrebbe ceduto mai.

I bambini gongolano. La ferita si anestetizza col calore. Passano un pomeriggio bellissimo. Fino a quando, al momento di rivestirsi, il ginocchio della bambina è gonfio e dolente. La piccola attacca: voglio mamma! Nanni vorrebbe partire senza nemmeno telefonare, ma non è possibile. Mary si fa passare la figlia e le racconta il fatto. Dall’altro lato del filo i genitori, in viva voce, sono furiosi. Siete degli incoscienti, potrebbe venirle un’infezione, siete più infantili di loro! Finiscono per darsi un appuntamento al pronto soccorso vicino casa loro. Consegnati i pargoli a madre e padre, senza nemmeno aspettare il parere dei medici, in silenzio, i nonni si allontanano mesti. Nanni sminuisce la loro responsabilità: Quante storie, come se non si fosse mai sbucciato nessuno a quell’età… Mary lo vilipende: ha parlato Mister Coraggio, quello che è svenuto quando alla figlia mettevano i punti sul mento.

Che c’entra, eravamo in India e avevamo fumato dell’afghano indimenticabile, non ti ricordi? Complici iniziano a ridere, leggeri nelle membra rilassate dalle terme, leggeri nelle intenzioni di adempiere in buona fede ai loro doveri di nonni, leggeri dalla distanza del tempo reale passato da quando erano loro in carica, re e regina della famiglia riguardo ad ansie preoccupazioni ambizioni proiettate sui figli. La mattina dopo la figlia fa due telefonate, una per genitore: «Per qualche tempo vi viene congelata la delega di babysitter dei giovani eredi. Non è una questione personale. Non siete voi. Siamo noi». Come si dice sempre quando si lascia qualcuno perché l’amore è finito. In famiglia l’amore non può mai finire del tutto, ma può venire, per scelta consapevole, sospeso fino a data da destinarsi…

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