Durante la 93ª adunata degli alpini che si è svolta a Rimini e San Marino tra il 5 e l’8 maggio ci sono state decine di molestie contro le donne. È la denuncia del movimento femminista Non Una Di Meno (Ndum). Il nodo locale, insieme ai collettivi di Casa Madiba e Pride Off, ha raccolto oltre 150 segnalazioni di violenze fisiche e verbali: fischi per strada, insulti durante i turni di lavoro, fino a schiaffi e palpeggiamenti. Spesso da parte di uomini ubriachi e in gruppo.

«In dieci minuti di passeggiata con il cane mi hanno fermata quattro volte, toccata due e inseguita due», racconta una donna. «Mentre andavo in bici hanno cercato di farmi entrare in un capannone, sono scappata pedalando più veloce», scrive un’altra. Una signora camminava con i figli ed è stata ripetutamente invitata a fare sesso. Una 14enne racconta di una pacca sul sedere che l’ha terrorizzata. Una ragazza di essere stata schiaffeggiata e di insulti razzisti all’amico che l’ha difesa. Le testimonianze sono tantissime e trasmettono l’idea di una sorta di assedio verso la popolazione femminile della città.

Sabato la vicesindaca Chiara Bellini ha chiesto di evitare generalizzazioni contro tutti gli alpini, ma anche invitato i rappresentanti dei gruppi a vigilare su episodi inaccettabili. Il presidente dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Sebastiano Favero, però, ha sottolineato che presso le forze dell’ordine non sono state presentate denunce. La stessa dinamica dei precedenti raduni, interrotti per due anni dal Covid-19. Per le attiviste di Nudm è un altro sintomo della violenza strutturale contro le donne. «Quando denunciamo violenze gravi veniamo credute poco, figurarsi per molestie che la società non ritiene importanti. Nell’hotel dove lavoro un alpino mi ha messo il cappello in testa e dato due baci. Come potrei denunciarlo? Rischierei solo di perdere il lavoro», racconta Azzurra, attivista di Nudm.

Ieri sera il movimento femminista ha organizzato una «contro adunata» per esprimere disponibilità ad affiancare le donne che vogliono sporgere denuncia. «Se sono tante possono dare un segnale, anche se non crediamo che il problema della violenza maschile si risolva così. Serve un cambio di paradigma», dice Paola Calcagno, di Nudm. Lei ha preferito lasciare la città il sabato, perché già venerdì aveva collezionato offese sotto casa.

Nelle dichiarazioni ufficiali sull’adunata non c’è traccia del clima subito da moltissime donne. «Rimini e San Marino hanno dunque vinto la sfida di portare nel regno italiano del turismo marittimo il popolo delle penne nere», recita il comunicato conclusivo dell’Ana. «Evviva gli alpini, orgoglio patriottico», ha commentato la leader di FdI Giorgia Meloni. Il leghista Matteo Salvini ha postato l’immagine di un articolo del Corriere della Sera sulle molestie commentando sprezzante: «Viva gli alpini, più forti di tutto e tutti!». «Un onore e un orgoglio ospitare a Rimini l’adunata nazionale degli alpini» secondo il governatore della regione Stefano Bonaccini (Pd). Mentre il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad (Pd) ha parlato di un «ferragosto anticipato».

Per i politici locali, e per molti abitanti di Rimini, il successo dell’iniziativa sta nell’imponente indotto economico. In 75mila hanno partecipato domenica alla sfilata finale, ma le stime complessive sono di 450mila presenze. Il triplo degli abitanti della città. «Rimini è stata consegnata agli alpini per ragioni economiche – continua Azzurra – I soldi sono arrivati sicuramente, ma non a noi lavoratrici costrette a turni massacranti e a subire di tutto. Oltre alla violenza patriarcale si sono riproposti i problemi di un modello di turismo che consuma il territorio».