In tutte le città di Italia sabato 10 novembre «Non una di meno» e la rete dei centri anti-violenza manifesteranno insieme contro il disegno di legge Pillon. A Bari il movimento organizza un’assemblea pubblica alle ore 17 in Piazza della Madonnella. A Napoli si scende in piazza San Domenico alle 18, 30 con al seguito una passeggiata serale transfemminista per le strade della città. In Emilia Romagna, a Bologna, presidio in Piazza Re Enzo con la Casa delle donne, mentre il corteo inizierà alle 17.30 diretto verso Piazza Indipendenza. Anche in Toscana, a Pisa ci si riunisce in piazza Vittorio alle 16 per poi continuare col corteo lungo il corso. Per Firenze, invece l’appuntamento è alle ore 10 in Piazza dei Ciompi. Al Nord si uniscono alla manifestazione Milano, Torino, ore 13, in Piazza della Repubblica e Venezia, Campo San Giacometo di Rialto, ore 11.30. Nella capitale romana la partenza della manifestazione è in Piazza Madonna di Loreto, ore 11; per l’occasione le attiviste si vestiranno da ancelle, con una tunica rossa e una cuffia bianca: “simbolo del potere politico, clericale ed economico che tenta di allungare le mani sulle nostre vite”. (L’elenco completo delle piazze è qui)

Lo «stato di agitazione permanente» dichiarato dal movimento femminista lo scorso 5 ottobre a Bologna durante l’assemblea nazionale è contro la riforma della mediazione familiare che impone una figura terza responsabile di contrattare la relazione dei genitori col bambino; e la proposta di un assegno di mantenimento diretto al figlio che indebolirebbe le tutele dell’altro coniuge. Il Ddl Pillon è basato su«un modello di società fondato sulla famiglia patriarcale e assicurarla attraverso l’intervento dello Stato, attaccando direttamente l’autodeterminazione delle donne che la mettono in questione».

Quello di sabato 10 novembre è il primo passo di un percorso in vista della manifestazione nazionale del 24 novembre e dello sciopero femminista globale dell’8 marzo 2019. Nel testo di convocazione della mobilitazione sono esplicitati gli altri punti nell’agenda del movimento. In primo luogo viene rivendicato “un reddito di autodeterminazione, universale e individuale,un salario minimo europeo, welfare universale e servizi”. Il reddito di autodeterminazione è considerato l’antitesi alla famigerata proposta della Lega sulla “terra gratis in cambio del terzo figlio”.

La proposta del reddito è contenuta nel «Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne»: «Garantisce un aiuto concreto che permetta una più veloce fuoriuscita dalla violenza e/o un’efficace prevenzione del rischio di recidiva di maltrattamenti» si legge nel «piano». Il reddito è considerato uno degli strumenti per liberare le donne dallo stato di «”vittimità” e dipendenza e per porre al centro la riaffermazione della loro autonomia».