A chi potrebbe venire in mente l’idea di sterminare una specie protetta come il cervo sardo? Uno pensa: a una banda di bracconieri. E invece no: l’ha avuta un assessore regionale alla difesa dell’ambiente. Si chiama Gianni Lampis, ha in tasca la tessera di Fratelli d’Italia e occupa una poltrona nella giunta di centrodestra che governa la Sardegna sotto la guida del sardo-leghista Christian Solinas. Pochi giorni fa Lampis ha annunciato di voler eliminare, con un piano di abbattimento, un bel po’ dei 10.600 cervi che popolano i boschi dell’isola. La motivazione è che gli ungulati, diventati secondo l’assessore troppo numerosi, lascerebbero sempre più spesso le foreste di sughere e di roverelle per pascolare nei campi coltivati e rovinare i raccolti.

«Chiederò al ministro della transizione ecologica – ha sentenziato Lampis – di sospendere le norme di legge che hanno inserito i cervi sardi nella lista delle specie protette». E se Cingolani accetterà, via con le doppiette. Esito per scongiurare il quale è scattata la reazione degli ambientalisti. Il Grig (Gruppo di intervento giuridico) ha lanciato sulla piattaforma www.charge.org una raccolta di firme per una petizione popolare da presentare a Cingolani, per chiedere al ministro di respingere la richiesta di Lampis.

I cervi che vivono nell’isola appartengono a una sottospecie, endemica della Sardegna e della Corsica, del cervo europeo. Fra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si erano estinti in Corsica e ridotti a poco più di un centinaio di esemplari in Sardegna, suddivisi in due zone non comunicanti (il massiccio montuoso dei Sette Fratelli e l’area mineraria di Montevecchio).

Caccia, bracconaggio, distruzione degli habitat, incendi erano le cause del pericolo di estinzione. Soltanto una decisa opera di protezione e di ripopolamento, condotta dall’Ente foreste, dal Corpo di vigilanza ambientale e dal Wwf, è riuscita a salvare i cervi, reintroducendoli gradualmente, a partire dal 1985, nelle foreste demaniali di Arbus, di Laconi e di Monte Arcosu. E poi, in una seconda fase, nei boschi del Gennargentu, dell’Ogliastra e del Montiferru. Un successo, ripetuto in Corsica, dove attualmente almeno 2.500 cervi vivono nelle foreste del Monte Cinto.

Il cervo sardo e quello corsicano sono rigorosamente protetti dalla Convenzione internazionale di Berna del 1981, recepita dalle leggi italiane, e l’uccisione di un esemplare è sanzionata penalmente come bracconaggio. Ma all’assessore Lampis le norme di tutela evidentemente vanno strette. Dalla sua parte ci sono i sindaci dei comuni di Arbus (paese natale di Lampis) e di Laconi. Quest’ultimo insieme con la proposta di aprire la caccia al cervo ha lanciato una serie di mirabolanti idee: «La mia amministrazione – ha detto in un’intervista – formerà squadre di giovani per abbattere i cervi. Poi però sarebbe un peccato sotterrare le carogne. Questi animali sono una risorsa della nostra zona che potrebbe creare un indotto anche dal punto di vista del turismo gastronomico. Nei ristoranti l’abbinata cervo e tartufo di Laconi, specialità nota in tutto il mondo, sarebbe il top. Una nuova attrazione turistica. Trasformiamo l’emergenza cervi in un’opportunità economica».

«In realtà – dice Stefano Deliperi, portavoce del Grig – non esiste alcuna valutazione attendibile dei reali danni all’agricoltura causati dai cervi. Danni che comunque, quando sono effettivi, vengono sempre risarciti agli agricoltori e agli allevatori con fondi regionali. Inoltre non sono mai state adottate dalla Regione Sardegna, nonostante siano espressamente richieste dalle norme di tutela, misure alternative all’abbattimento: recinzioni, erbari per animali selvatici, trasferimenti degli esemplari in eccesso in aree naturalisticamente valide. Questo bisogna fare, non abbattere indiscriminatamente una specie protetta come i cervi».

Ma i presunti danni all’agricoltura sono l’unico movente dell’assessore Lampis? Il Grig ne dubita: «Ad Arbus – dove Lampis non soltanto è nato ma ha anche ricoperto la carica di assessore comunale prima di essere eletto consigliere regionale e poi nominato assessore all’ambiente – il prossimo 12 giugno si terranno le elezioni per il nuovo sindaco, nelle quali saranno coinvolti non pochi cacciatori che uno specifico corso comunale ha abilitato a partecipare a un eventuale piano di abbattimento di animali selvatici. Sono certamente coincidenze, così come la vicinanza dell’assessore Lampis al mondo venatorio, da lui stesso ammessa».

Contro Lampis anche Salvatore Mastino, del gruppo Territorio, ambiente e lavoro di Arbus, che su Facebook scrive: «Abbattimenti no. Meglio lo spostamento di eventuali cervi in eccesso in siti naturali adatti, accompagnato da altre misure alternative come la realizzazione di appositi prati-pascolo per evitare che qualche capo isolato invada i seminativi. I cervi sono un richiamo turistico straordinario, incontrarli nel loro ambiente è un’emozione. L’unica caccia ammissibile è quella fotografica».