In Francia, la settimana cinematografica comincia il mercoledì. L’ultimo era stato il 28 ottobre 2020, poi è arrivata la chiusura generale di cinema, teatri e musei, venerdì 30. Molti film avevano appena fatto in tempo a uscire in sala, due soli giorni e poi il nulla.

Alcuni esercenti hanno fatto la scommessa di riprogrammarli. È il caso di Drunk, il nuovo film del regista danese Thomas Vinterberg, che ha reso popolare il manifesto cinematografico Dogma grazie al successo internazionale di Festen, nel 1997. In Drunk c’è di certo qualcosa di dogmatico, il film è basato su un partito preso che ricorda La Grande abbuffata di Ferreri: quattro amici decidono di bere in continuazione. Il film è stato selezionato in competizione al festival di Cannes l’anno passato e ha ricevuto il César e l’Oscar del miglior film internazionale.

ALTRO FILM ripescato è Adn (ovvero Dna) della regista francese Maiwenn. Prima del lockdown, in soli due giorni in sala, Adn è riuscito a raggiungere la ragguardevole cifra di 50 mila biglietti venduti, che nell’ultima settimana ha quasi raddoppiato. C’è poi l’esordio alla regia di Nicola Maury che negli ultimi anni si è fatto un nome come attore e qui passa dietro la macchina da presa: Garçon chiffon (ragazzo straccio) aveva radunato in sala poco meno di diecimila spettatori, triplicati nella seconda uscita.

Ma a funzionare meglio al botteghino è una commedia di Albert Dupontel dal titolo Adieu les cons (addio imbecilli). Si tratta di un film che prolunga il genere «tribolazioni della piccola borghesia francese tartassata dal sistema» – tema che in questa fase incontra il favore del pubblico. Adieu les cons aveva riunito ben 700 mila spettatori prima della chiusura, e dalla riapertura ha a sua volta visto gli ingressi pressoché raddoppiati.

In totale, sono più di un milione e mezzo gli spettatori tornati in sala fin dalla prima settimana di riapertura. Una cifra che è in linea con la norma degli ingressi in Francia, ma che è più che ragguardevole se si considerano due fattori. Primo, le sale sono attualmente limitate al 35% dei posti disponibili. Tra una settimana si passerà a 50% e la successiva a 75%. Secondo, il coprifuoco è stato alleggerito ma non eliminato, vige ancora l’obbligo su tutto il territorio di tornare a casa entro le nove e mezza di sera, rendendo impossibile l’ultimo spettacolo.

CONSIDERATI questi elementi, gli esercenti hanno buone ragioni di essere ottimisti. Quelli che abbiamo contattato, non nascondevano un certo buonumore, che non è solo legato agli incassi ma soprattutto al piacere di tornare ad aprire la propria sala e a constatare che il pubblico, giovane o no, non si è assuefatto allo streaming al punto da perdere il gusto di andare al cinema. Tutto bene quel che finisce bene? Quasi.

DA ALCUNI MESI, molti fanno notare che alla ripresa si sarebbe creato un ingorgo, con circa 400 film in attesa di uscire in sala. Dall’esterno il problema non è ben visibile. Ma dietro le quinte si è scatenata una lotta intestina tra distributori per riuscire a trovare un posto in sala ai propri film. Questa guerra poteva essere evitata: i distributori indipendenti avevano proposto un accordo per spartire razionalmente le uscite.

Ma i grandi hanno pensato di poter dominare il mercato cogliendo l’occasione per spazzare via i più piccoli, e l’accordo non si è fatto. Ha avuto la meglio la legge del più forte. Gli esercenti sono bombardati di telefonate, minacce, pressioni di ogni tipo. Difficile pensare che da questo «stato di natura» della distribuzione possa uscire qualcosa di buono per il pubblico, per i cinema o per gli autori; tutti sembrano rassegnati all’idea che la mano invisibile del mercato verrà a regolare quello che la ragione e il dialogo sono stati incapaci di fare.