Leggi il documento on line La Buona Scuola e pensi subito: cosa c’è di meglio in Italia di un governo di centrosinistra per portare a termine una politica scolastica di destra? Siamo infatti di fronte alla Scuola del Merito. Ti accorgi che Renzi intende realizzare provvedimenti già introdotti dai luogotenenti berlusconiani e rimasti a metà. Esempio: Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.150, detto Legge Brunetta anti fannulloni: Art.19 comma 2) «…a) il 25 per cento è collocato nella fascia di merito alta… b) il 50 per cento in quella intermedia… c) il restante 25 per cento è collocato nella fascia di merito bassa alla quale NON corrisponde l’attribuzione di alcun trattamento accessorio collegato alla performance individuale». La Buona Scuola: da qui fino al 2019 solo il 66% dei docenti meritevoli avrà qualche euro in più e il 33% di immeritevoli resterà al palo. Ecco, questa è la meritocrazia di cui si parla: un modo per penalizzare ulteriormente un terzo dei docenti italiani. Già i meno pagati in Europa. Il ricatto è lo stesso che si fa a tanti giovani di oggi: o così, o niente.
Fantascienza? No. Se si pensa che in Emilia Romagna, e in altre regioni «virtuose», i docenti di sostegno statali ai bambini disabili sono ormai sostituiti per più della metà delle ore da educatori di cooperative sociali a 5 euro nette all’ora, meno di una babysitter, è chiaro che per lo Stato italiano un docente pagato la miseria di 15 euro l’ora è già troppo. L’ideologia meritocratica è il contrario esatto dello slogan «Noi siamo il 99%» del movimento Occupy Wall Street. Siamo all’Uno-Su-Mille-Ce-La-Fa. O un milione: che non ce la fanno. Non ce la devono fare. Perché è giusto così. È naturale così. Devono risultare, agli occhi di tutti e, soprattutto, di se stessi, persone indegne.
L’ideologia meritocratica iniettata a partire dai sei anni di età ai bambini nella scuola pubblica è il modo più efficace per fascistizzare democraticamente la nostra società. E rassicurare le élite economiche e politiche. Come? Proprio con l’inganno del merito. Inscenando una gara del merito alla pari tra tutti i cittadini, sorvolando sul fatto che alla grande maggioranza di loro non sono garantite pari opportunità e diritti, perché partono fortemente svantaggiati. Sono perdenti già prima che l’ipotetica gara inizi. Sono a priori immeritevoli. Siamo di fronte a un’ideologia totalitaria e razzista. Siamo alla colpevolizzazione dei più poveri e dei più bisognosi. La scuola del merito non è più la scuola di cui si parla nella Costituzione.
Tanti oggi sono a favore del merito: lo ritengono il contrario del clientelismo. In realtà il merito è l’idea più rapida e primitiva per confluire verso politiche antidemocratiche. Ma il segretario del Pd, all’ultima Festa dell’Unità di Bologna, ha sdoganato il merito anche a Sinistra. Parlando di scuola. D’altra parte, già nel 2012 il rettore piddino dell’università di Bologna dichiarava: «La meritocrazia deve far rima con democrazia». Certamente, nell’insistente invocazione al merito e nell’attacco all’uguaglianza dei diritti di questi anni, è nascosto il malessere verso tante difficoltà e debolezze delle nostre democrazie. Ma parlando di merito già nella scuola dell’obbligo, esse non si combattono, ma si accentuano. Funzione primaria del merito è, infatti, sterilizzare ogni tipo di naturale invidia e rivincita sociale – il poeta Edoardo Sanguineti lo avrebbe chiamato odio di classe – che da sempre anima ognuno di noi quando ambisce legittimamente a migliorare la propria condizione sociale. Qual è dunque la reale funzione di chi straparla di merito? Magari perché, anche a sinistra, ritiene la parola «uguaglianza» poco di moda e datata? Giustificare i privilegi di alcune persone su altre, sostituendosi ai vecchi criteri che in passato erano basati principalmente su eredità, corruzione, nepotismo.