«Non stiamo scherzando», così ha detto rivolgendosi alla Casa bianca il presidente del comitato di intelligence della Camera, il democratico Adam Schiff, «non ci stiamo prendendo in giro qui», mentre i democratici annunciavano che, se entro venerdì la Casa bianca non presenterà tutti i documenti relativi alla telefonata di Trump con il leader dell’Ucraina, emetteranno un mandato di comparizione per ottenerli obtorto collo.

Le cose per questa Casa bianca sono complicate; durante una conferenza stampa a Roma Pompeo, che aveva ammesso di aver ascoltato la chiamata durante la quale Trump aveva fatto pressioni sul presidente ucraino Zelensky affinché indagasse sull’ex vice presidente Joe Biden e su suo figlio, sta ora cercando di guadagnare tempo, e lo fa negando a cinque funzionari del Dipartimento di Stato di testimoniare alla Camera, definendo la richiesta del Congresso di ascoltare le deposizioni, «un atto di intimidazione verso i miei funzionari che i democratici stanno cercando di intimidire, maltrattare e trattare in modo improprio».
Purtroppo per lui almeno tre di questi funzionari hanno segnalato l’intenzione di testimoniare ugualmente, e Pompeo non ha il potere necessario per impedire ai comitati congressuali di raccogliere prove per un’indagine di impeachment.

Chi veramente sta cercando di intimidire il proprio avversario è lo stesso Trump, che ha reagito alla richiesta della Camera di prendere visione dei documenti relativi alla sua telefonata con Zelensky twittando insulti alla portavoce democratica Nancy Pelosi e a Schiff, mentre erano impegnati in una conferenza stampa, per poi continuare ad attaccarli durante un evento nell’Ufficio ovale. Questo tipo di reazione ha portato il deputato democratico Elijah Cummings, presidente del Comitato di supervisione e riforma, a informare l’organo dell’imminente mandato di comparizione: «Non faccio questo passo alla leggera – ha scritto Cummings – Nel corso delle ultime settimane i comitati hanno tentato più volte di ottenere il rispetto volontario delle nostre richieste di documenti, ma la Casa bianca ha rifiutato di impegnarsi con i comitati, o addirittura anche solo di rispondere».

Tra le file repubblicane al momento non si è ancora stabilita una linea di difesa comune e coerente contro l’impeachment ed evidentemente suo malgrado lo speaker repubblicano al Senato, Mitch McConnell, ha dichiarato che se la Camera dovesse votare per l’impeachment, il Senato non avrebbe «altra scelta» che fare la stessa cosa, in quanto «le regole del Senato in caso di impeachment sono molto chiare, ma – ha aggiunto McConnell – la durata del processo è una questione completamente diversa».

Con questa dichiarazione McConnell ha voluto chiarire di avere il potere di insabbiare velocemente la vicenda. Durante la conferenza stampa congiunta con il presidente finlandese Sauli Niinistö, che ha sorpreso tutti attaccando garbatamente Trump riguardo le sue posizione sulla Nato, l’Europa e il riscaldamento globale, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’impeachment, The Donald, invece, non ha cercato nemmeno di mediare sparando a zero su tutti: la indagini di Mueller sul Russiagate?

Sono solo bufale, spazzatura per danneggiarlo, Adam Schiff ha un esaurimento nervoso, il whistleblower è un falso, la corruzione è dalla parte dei democratici che hanno manipolato le elezioni del 2016. Ovviamente si è rifiutato di parlare di quelle del 2020.