Sanremo, prima di tutto, è musica. Ed è vera questa cosa. E dovrebbe rendersene conto per primo proprio lui. Se il festival fosse un essere umano, un artista per esempio e non un immenso evento che porta sul capo la croce di settant’anni di storia del costume italiano, semplicemente andrebbe in analisi. E ritroverebbe se stesso. Acquisterebbe in autostima e camminerebbe a testa alta. Insomma. Possiamo con serenità affermare che il festival di Sanremo potrebbe benissimo bastare al festival di Sanremo. Dando alla musica ciò che è della musica. Concentrandosi sulle canzoni. Aiutandole magari un pochino, con qualche ospite, qualche riflessione, qualche gag, ma il nostro festival ce la potrebbe fare da solo. Come le canzoni di Sanremo hanno raggiunto l’indipendenza emotiva di non doversi più giustificare per la loro natura nazional popolare, allo stesso modo i tanti orpelli aggiuntivi alla gara non sono così necessari.

LO SI COMPRENDE bene quando si assiste alle prove aperte, come da qualche anno accade per la giornata dedicata ai duetti e le cover. È lì, tra l’impegno e la rilassatezza degli artisti, vagamente più distanti dal ruolo di questi giorni frenetici, che la musica, il talento e l’impegno vengono fuori. Anche Fiorello non ha resistito ed è corso a vederne un pezzetto dopo aver palleggiato a tennis a Bordighera. Al di là del narcisismo chic che, come da copione, ha tenuto lontano Morgan dalle prove (ma solo per un po’, giusto il tempo di far mantenere a Bugo un aplomb e un atteggiamento quasi britannici) e dal suo Endrigo, di fronte ad alcune esibizioni si rimane conquistati. La nevicata del 56 di Giordana Angi con Solis String Quartet è da vero brivido, complice una scenografia notturna di pulviscoli di luce commoventi. La sua voce, il suo modo di muoversi e di affrontare il pezzo sono quanto di più vicino, a nostro parere, a Mimì ci possa essere. Sicuramente in termini di profondità.

DELIZIOSO Diodato che di jeans vestito sembra un altro, insieme a Nina Zilli (che in look street è ancora più bella) danno vita a una 24mila baci scoppiettante. Elodie si è presentata sul palco con un cappotto di tartan giallo e concentratissima, la sua versione di Adesso tu con il pianista Aeham Ahmad (provata 2 volte) è molto intensa. Un Renato Zero one shot per Anastasio accompagnato dalla Pfm (che forse avrebbe preferito farne due) che non ne sbaglia una, tanto meno in prova. E poi Gabbani, un italiano vero di cui Toto Cutugno andrà fiero. Di nuovo un travestimento/performance che dal palco di Sanremo lancia un messaggio che di pop ha tantissimo. La musica serve. E non (sempre) sono solo canzonette.