Agli inizi di questo millennio, i beni comuni sono riemersi dalla notte dei tempi sotto la scure della privatizzazione delle risorse collettive – quelle naturali come l’acqua e quelle man-made coma la scuola e i servizi, o come lo spazio pubblico. Questa riscoperta ha avuto l’effetto positivo di rendere chiaro – almeno nel dibattito se non ancora nella realtà – che «pubblico» non significa solo «statale»; significa anche «collettivo», come sono i beni comuni, che non dovrebbero essere di proprietà dello Stato, ma beni collettivi delle comunità che ne hanno tuttavia solo il possesso protempore, e non la disponibilità piena insita nella proprietà.

La riscoperta dei beni comuni non ha prodotto invece un secondo effetto positivo – neanche a livello di dibattito – quello di essere assunti dai partiti politici di sinistra come espressione di un sistema sociale, di produzione e di consumo, alternativo a quello dominante. Un sistema utile – anzi necessario – per ammodernare le loro piattaforme ottocentesche, rendendole capaci di formulare politiche che rispondano alle aspettative dei cittadini nella fase nuova della globalizzazione e della finanziarizzazione.

Il sistema dei beni comuni ha infatti alcune caratteristiche che rispondono a molte domande del popolo di sinistra nella società contemporanea: sottrae al mercato e alle burocrazie statali la gestione delle risorse collettive, autogestite dalle comunità locali; dà così vita a forme nuove di partecipazione e di democrazia diretta, integrativa di quella delegata; utilizza le risorse naturali con parsimonia, limitando sia l’inquinamento sia il consumismo e lo spreco di risorse connesso con la produzione capitalista finalizzata al profitto; si fonda sulla cooperazione anziché sulla competizione; privilegia il mercato interno anziché quello estero; favorisce la solidarietà e il legame sociale.

Mettere a tema questa lettura dei beni comuni sarebbe ancora possibile, ma finora nessuna forza politica della sinistra ne parla, così come non parla – o quasi – né di ambiente né di natura.