Sono due le inchieste per altrettanti incidenti, ancora sul tavolo della procura di Verbania, nel passato recente di Luigi Nerini, il gestore della funivia di Stresa. Riguardano non l’impianto di risalita, teatro della tragedia costata la vita a 14 persone il 23 maggio, ma Alpyland, la cui gestione è riconducibile all’imprenditore. Si tratta di una pista su rotaia lunga 1.200 metri, simile alle montagne russe, posta in cima al Mottarone. Le due inchieste per lesioni colpose riguardano i ferimenti di un dipendente e di un passeggero, risalenti al 2017 e 2019. Gli episodi sono citati nella richiesta di convalida del fermo da parte della procuratrice capo Olimpia Bossi, poi non accolta dalla gip Donatella Banci Buonamici. Per i pm, Nerini, in quei due casi, aveva manifestato «insofferenza ad uno scrupoloso rispetto delle misure di sicurezza volte a tutelare l’incolumità degli utenti di tale genere di impianti».

E SEMPRE DA VERBANIA una voce autorevole, l’ex sindaco Claudio Zanotti, volto storico del centrosinistra locale, ha attaccato la gestione Nerini della funivia con un lungo post sul blog verbaniasettanta.it, sostenendo che la gestione pubblica, tramite un consorzio dei comuni del territorio – sperimentata solo per quattro anni, dal 1997 al 2001 -, fosse stata la più appropriata: «Una società nella quale la mission non è certamente il lucro nella quale la sicurezza del cittadino-utente è un imperativo inderogabile e non una condizione da affidare alla buona sorte invocata da corrive complicità». Il consorzio pubblico, di cui Zanotti era stato presidente, si fece carico – dopo che si era dileguato lo storico gestore (la Ferrovia del Mottarone di Nerini) – dell’adeguamento dell’impianto con la sostituzione completa dei sistemi di fune «grazie al finanziamento di 3 miliardi di vecchie lire erogati dalla Regione Piemonte che, proprietaria dell’impianto, proprio in quegli anni avvia l’iter di trasferimento della titolarità catastale al Comune di Stresa, quel trasferimento, di cui si è parlato anche nell’inchiesta, e che non è ancora definito oggi dopo quasi un quarto di secolo».

Ma quello in cui l’impresa pubblica aveva sottratto «ai giri di valzer del “piccolo mondo antico” il giocattolo funiviario» fu un breve interludio. Poi, dopo un incidente nel 2001 dovuto a un calo di tensione, fortunatamente senza feriti, Provincia e Regione respinsero con «un bando di gara malfatto e lacunoso» l’affidamento alla Ferrovie del Mottarone. Zanotti ne ha, infatti, anche per la politica che con la progettualità avrebbe dovuto prevedere le tragedie per evitarle. Così non è stato. «La tracotante cecità ha ucciso in culla la concreta opportunità di scrivere per la funivia Stresa-Mottarone una storia diversa e certamente migliore. Una storia senza forchettoni».

TRA I TRE INDAGATI per il disastro di quasi due settimane fa l’unico ai domiciliari è il caposervizio Gabriele Tadini, il grande accusato, colui che ha ammesso l’utilizzo dei forchettoni per inibire i freni di emergenza e per ovviare al problema, che da oltre un mese insisteva sulla funivia, ma anche colui che ha chiamato in causa gli altri due indagati Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, il direttore di esercizio. Un’ipotesi di correità, però, respinta dalla gip. I carabinieri della compagnia di Verbania hanno lavorato nelle scorse ore sulle carte e sentendo alcuni dipendenti della funivia per verificare chi sapesse dell’utilizzo dei forchettoni.

Non si esclude, infatti, che ci possano essere nuove iscrizioni nel registro degli indagati, per quanto riguarda gli altri dipendenti della funivia, quelli che, secondo quanto affermato da Gabriele Tadini, avrebbero dato seguito al suo ordine di non rimuovere i ceppi dal sistema di freni d’emergenza. Tadini attraverso il suo legale, l’avvocato Marcello Perillo, ieri ha chiesto un incidente probatorio sulla fune, sull’impianto frenante e sulla centralina dello stesso per cercare di capire le cause della tragedia. Un esame da fare rapidamente vista «l’instabilità e deteriorabilità dell’oggetto della prova e considerata l’ubicazione della cabina numero 3 sottoposta all’alterazione degli agenti atmosferici e alla presenza del passaggio di persone anche con addette».