Niente di peggio dei cinepanettoni raffermi per separarsi con un minimo di distacco da un 2016 pieno di catastrofi e morti illustri. Senza contare che anche i blockbuster, fatti su misura per essere dimenticati al riaccendersi delle luci in sala, non sono poi stati di grande aiuto (ad eccezione di Rogue One – A Star Wars Story).
Per tentare di staccare la spina in maniera sostenibile si possono ipotizzare detour che passino attraverso il mercato homevideo non italiano. Etichetta britannica specializzata nel recupero e nella presentazione ottimale del cinema dell’Europa dell’est (ma non solo), la Second Run si è affermata come una delle realtà più credibili nel campo della diffusione di un cinema poco visto. Fra le ultime uscite in ordine di tempo si segnalano Stuff and Dough (Marfa si banii), opera prima di Christi Puiu considerata a ragione fra i titoli che maggiormente hanno contribuito al definirsi dei caratteri salienti della nouvelle vague romena.

 
Viaggio on the road attentissimo nell’articolare in controluce motivi da narrazione noir, il film, messo in scena come un esempio secco e brutale di cinema diretto, è l’attraversamento di un Paese disfatto che tenta di ritrovare le energie per ripartire. Di qualsiasi tipo esse siano. La cura maniacale di Puiu per i lunghi piano sequenza è ancora lontana, ma l’aderenza ai corpi e ai volti annuncia già i film del futuro.
Avendo recuperato e presentato alcuni dei titoli più celebri e amati della nóva vlna ceca, la Second Run rende nuovamente disponibile Three Wishes for Cinderella di Václav Vorlícek, immaginifica rilettura della favola di Cenerentola prodotta in collaborazione con la Defa della ex-Rdt. Una visione molto utile per comprendere come il dissenso nel regno del realismo socialista di Zdanov potesse assumere le sembianze più misteriose, sensuali e divertenti. «Eravamo così abituati a lavorare di metafore per aggirare la censura- rievoca divertito Jaromil Jireš (regista di Le fantasie di una tredicenne, anche questo riedito dalla Second Run), che quando oggi rivedo i miei film non ricordo più cosa volessi dire!».

 
Capolavoro quasi dimenticato del cinema ungherese, Uomini della montagna (Emberek a havason) di István Szöts, presentato al Festival di Venezia del 1942, dove ottenne un premio, fu successivamente rimosso e quasi distrutto dal regime comunista con l’accusa di «propaganda reazionaria», essendo stato presentato in Italia con Mussolini ancora al potere. Considerato oggi uno dei più importanti film ungheresi di sempre, Uomini della montagna è un film da riscoprire.
Avvicinandoci di qualche decennio possiamo tirare un sospiro di sollievo per la presentazione integrale di Crimes of Passion di Ken Russell, da noi distribuito con il titolo di China Blue. Edizione con tanto di director’s cut, il film, se da un lato esprime i limiti degli eccessi manieristi del regista britannico, riesce a farsi ammirare per la irriducibile singolarità dello sguardo di Russell che all’epoca stava per essere messo sempre più ai margini dell’industria. Cast delle occasioni uniche con Kathleen Turner e Anthony Perkins al di là del bene e del male. Fiammeggiante e sopra le righe vale l’investimento.

 

 

Per finire, nella zona di mezzo fra film e serie tv, due miniserie di grande valore come The Night Manager, tratta da John Le Carré e interpretata da Tom Hiddleston e Hugh Laurie, spy story sullo sfondo delle primavere arabe, e la magnifica River, nella quale troneggia un inedito Stellan Skarsgård. Storie di fantasmi a ridosso degli argini del padre Tamigi, è l’ennesima conferma dell’eccellenza della tv britannica degli ultimi anni. Perché uscire di casa quando tutto è a portata di mano?