«Non possiamo più consentire che i neri facciano i padroni a casa nostra» urlavano dal blocco stradale il gruppetto di italiani che ieri, intorno alle 13, è sceso a bloccare la strada di accesso a Pescopagano, frazione del comune casertano di Mondragone, a due passi da Castel Volturno. Da domenica pomeriggio c’è aria di rivolta tra i residenti e i migranti che si sono stabiliti sul Litorale domizio. Ad accendere la miccia l’aggressione del ventunenne Cesare Cipriani a un trentenne ivoriano che passava in bici trasportando una bombola del gas. I Cipriani gestiscono l’istituto di vigilanza La Custodia, una sorta di polizia privata che sorveglia le villette sorte negli anni ’70, quando la zona era il luogo di villeggiatura di napoletani e casertani. L’abusivismo è la norma al punto che a Pescopagano non c’è rete fognaria.

15soc rivolta immigrati castelvolturno d4

La Custodia gestisce anche la distribuzione di bombole del gas. Così Cipriani domenica blocca il ragazzo accusandolo di aver rubato la bombola, l’alterco diventa un litigio e volano schiaffi, un altro ragazzo di colore di avvicina e a quel punto il ventunenne insieme al padre, Pasquale Cipriani, si dirige in ufficio. I due prendono un fucile e tornano a sparare ai migranti ferendoli alle gambe (attualmente sono ricoverati presso la clinica Pineta Grande di Castel Volturno). Non è il primo episodio: sette mesi fa gli attivisti del centro sociale Ex Canapificio avevano denunciato che un vigilantes aveva sparato di notte a un ragazzo africano. Sia per l’episodio precedente che per quello di due giorni fa si è cercato di usare l’alibi dei furti nelle ville.

Domenica però il raid è avvenuto davanti ad altri migranti, innescando la rivolta. Una trentina di africani hanno dato fuoco a sette auto in sosta davanti l’istituto di vigilanza, in un furgone c’è una bombola che è esplosa. Ha preso fuoco anche il primo piano della villetta a schiera dove ci sono gli uffici de La Custodia. Residenti barricati in attesa dei pompieri. La situazione sembrava ormai fuori controllo, ma la protesta si è fermata alla notizia dell’arresto dei responsabili con l’accusa di tentato omicidio. La rabbia si è riaccesa ieri quando sono scesi in strada gli italiani e allora le due comunità si sono affrontate fino al pomeriggio. «Vogliamo ripristinare la legalità: basta con l’occupazione abusiva di case, i furti, la prostituzione e lo spaccio di droga da parte dei clandestini» urlavano i campani. «Non vogliamo essere criminalizzati, due italiani hanno sparato contro due africani senza nessun motivo. Ma noi non siamo bestie», la replica dei migranti.
«Qui non c’è alcuna percezione dello Stato perché lo Stato non c’è – il commento del sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo -. Il fragile equilibrio tra italiani e immigrati si sta spezzando. Qui c’è una bomba sociale pronta ad esplodere». Gli italiani si sentono vessati, gli extracomunitari sono sfruttati. «Si vive male, in mezzo a difficoltà quotidiane. I migranti si ribellano perché non hanno accesso alla giustizia. I feriti non sono preoccupati di essere due vittime ma di non avere il permesso di soggiorno» spiega Mimma D’Amico dell’Ex Canapificio. «Ci vogliono investimenti – conclude Russo – per potenziare i servizi sociali e l’Asl ma nessuno ci risponde. Anzi la prefettura di Caserta continua a inviarci gli immigrati sbarcati sulla coste siciliane. Basta però con l’invio dell’esercito, come nel 2008, che serve a poco».
Pasquale Cipriani ha numerosi precedenti penali. Suo fratello Lorenzo, cognato del vicesindaco Pd di Mondragone, lo chiamano il guardiano di Pescopagano: è stato recentemente arrestato per associazione di tipo mafioso, l’accusa è di essere un estorsore di camorra. La criminalità organizzata da queste parti ha il grilletto facile con i migranti. Nel 1990 il clan La Torre ordinò una strage: il 24 aprile i sicari aprirono il fuoco davanti al bar Centro di Pescopagano, un morto e sei feriti tra gli extracomunitari. Subito dopo uccisero altri tre stranieri a bordo di un’auto, ferendone un quarto.

Il raid era indirizzato a uno spacciatore e al proprietario del bar con cui faceva affari, ma servì anche a diffondere il concetto che è la camorra che comanda. Il 18 settembre del 2008 a Castel Volturno è la volta del gruppo di fuoco di Giuseppe Setola, braccio armato dei Casalesi. Sei immigrati del Ghana furono uccisi e uno rimase ferito, si trovavano davanti alla sartoria Ob Ob exotic fashion. Alla strage è stata riconosciuta l’aggravante dell’odio razziale: i killer spararono per mandare un messaggio intimidatorio. Il giorno successivo centinaia di connazionali delle vittime diedero vita a una veemente rivolta a cui partecipò gran parte della comunità africana.