La sintesi sta tutta qui. «Whirlpool dice che è disposta a trattare senza pregiudizi, ma continua a sostenere che c’è uno stabilimento di troppo. E quello stabilimento è Carinaro». Quattro ore di trattativa per il secondo – dei tre incontri previsti – si chiudono con le facce tirate e le parti più distanti. Fra azienda e sindacati la tensione è palpabile. Fim, Fiom e Uilm hanno ricominciato da dove si erano fermati: iniziamo a trattare quando si toglie dal tavolo la chiusura di qualunque fabbrica. La multinazionale americana, rappresentata dal ad per Europa e Mediterraneo Davide Castiglioni, difende il progetto di riassetto della produzione in Italia, un piano che nasce dall’esigenza di integrare le fabbriche cedute dalla da Indesit della famiglia Merloni con 400 esuberi aggiuntivi, che portano il totale a 1350. 815 gli esuberi strutturali a Carinaro, il punto più delicato di un piano che prevede anche la chiusura del centro servizi di None (Torino) e l’integrazione di Melano e Albacina (vicino a Fabriano). Tutte questioni che mettono in secondo piano gli investimenti per 500 milioni.
Neanche i 50 milioni di investimenti «elettorali» promessi per l’ammodernamento del sito di Carinaro dal governatore uscente Stefano Caldoro hanno smosso Whirlpool. Soldi bene accetti, ma che allungano solo l’agonia di quel sito: i frigoriferi ad incasso andranno a Cassinetta (Varese), i piani cottura a Melano (Fabriano). L’alternativa per una parte degli 815 di Carinaro è lo spostamento allo stabilimento Whirlpool di Napoli.
Al tavolo di ieri pomeriggio è stata valutata anche l’eventualità di dare maggior tempo alle parti con una «pausa di riflessione», ma poi è stata invece confermata l’agenda che prevede un nuovo incontro venerdì prossimo, il 18 maggio.
Per la Fiom «le posizioni sono ancora distanti, è indispensabile ricercare, anche attraverso il possibile rientro di ulteriori volumi produttivi da altri siti europei e del mediterrane, una prospettiva in grado di garantire l’integrità del gruppo». «La conferma da parte dell’azienda della chiusura di Carinaro non stempera la tensione, rischia invece di acuirla. Metteremo in campo tutte le iniziative utili a far cambiare idea al gruppo», dice il segretario generale della Uilm Campania, Giovanni Sgambati. La Fim, con il segretario nazionale Michele Zanocco, chiede al governo «un ruolo più attivo in questa vertenza, che rischia di diventare sempre più complicata sul piano della sostenibilità sociale». «Le pregiudiziali sul piano industriale c’erano e ci sono ancora, se Whirlpool continua a riproporre la chiusura di stabilimenti: a questo punto chiediamo chiarezza», dichiara il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera.
La palla ora passa soprattutto al governo. Il ministro Federica Guidi ieri – e al primo incontro- non era presente. I sindacati si aspettano un suo intervento su Whirlpool. Anche perché concludere la prima vertenza dell’era Jobs act con una chiusura sarebbe veramente una figura barbina.