Per decine di migliaia di ragazze e ragazzi che hanno studiato a Roma negli anni tumultuosi dei movimenti studenteschi del 2005, 2008 e 2010 e per altrettanti che si sono iscritti successivamente alle facoltà della Sapienza, la Notte Bianca è un evento che ha segnato l’esperienza universitaria. Una grande iniziativa completamente autorganizzata dai collettivi, che inonda la più grande università d’Europa di dibattiti, musica e performance artistiche. Quella che si svolgerà tra Villa Mirafiori, sede del dipartimento di filosofia, e la città universitaria il 20 e 21 giugno prossimi sarà la tredicesima edizione.

LA PRIMA risale al 6 dicembre 2005. «Eravamo nella seconda parte del movimento studentesco contro la riforma Moratti, dopo il corteo del 25 ottobre in cui oltre 150mila studenti avevano manifestato fin sotto al parlamento scontrandosi con la polizia – ricorda Francesco Raparelli, che allora era un laureando in filosofia e oggi un sindacalista delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) – Volevamo estendere il processo di autogestione delle tantissime facoltà occupate con un evento di sperimentazione culturale indipendente. Riempimmo la città universitaria di lezioni notturne, dibattiti, spettacoli e musica».

DA QUELLA NOTTE molte cose sono cambiate, dentro e fuori l’università. Negli ultimi anni i momenti di socialità e di espressione artistica autogestiti dagli studenti sono costantemente sotto attacco. A gennaio 2018 il rettore Eugenio Gaudio ha firmato un nuovo regolamento che disciplina gli eventi ludici all’interno degli spazi della Sapienza. Il provvedimento riconosce la possibilità di ottenere un’autorizzazione solo ai soggetti iscritti a un albo delle associazioni studentesche. I requisiti necessari, però, tagliano fuori i collettivi, aggregazioni informali di ragazze e ragazzi che badano più ai contenuti politici che alle forme statutarie ufficiali.

«ATTRAVERSO la burocratizzazione imposta da simili regolamenti si cerca di limitare l’azione studentesca e i processi di attivazione e associazionismo – afferma Mattia Scandolo, rappresentante degli studenti al Senato accademico eletto con Link Sapienza – Si tende verso un modello che vorrebbe svuotare l’università dai contenuti politici che vivono anche nelle iniziative serali, momenti importanti per contrastare il processo di atomizzazione della vita degli studenti».

Notte Bianca 2014. Foto di Gabriele Ordine

DALL’AUTUNNO SCORSO, poi, lo zelante Il Messaggero sta conducendo una campagna di delegittimazione delle iniziative studentesche serali. All’inizio ha messo sotto accusa chi voleva proiettare senza il permesso della casa cinematografica Sulla mia pelle, il film di denuncia sull’omicidio di Stefano Cucchi che ha riempito le piazze dello Stivale. Successivamente ha concentrato l’attenzione sulle feste studentesche. A maggio di quest’anno, in occasione del Teppa Festival, il quotidiano romano è arrivato a parlare di un «rave» all’interno dell’università, descrivendo una serata in preda ad alcol, droghe, cantanti antagonisti e slogan contro il fascismo. Un articolo successivo dello stesso giornale ha annunciato l’arrivo di 21 denunce per violenza privata contro i presunti organizzatori.

«HO SCELTO DI USARE le immagini di quella iniziativa nel video Tutto e subito per raccontare l’atmosfera che si respirava davvero alla Sapienza – racconta il rapper Kento – Non un rave o una specie di droga party a cielo aperto, come hanno scritto alcuni giornali, ma un grande e bellissimo concerto. Un’occasione per divertirsi, sicuramente. Ma anche per parlare, in musica, di temi importanti e di futuro». Da parte sua il collettivo che ha organizzato il festival afferma: «Non abbiamo ricevuto alcuna denuncia. Se accadesse sarebbe singolare che qualche giornalista ha avuto simili notizie prima dei diretti interessati. In passato indiscrezioni di questo tipo non sono state confermate».

NEL FRATTEMPO A ROMA è entrato in vigore anche un nuovo regolamento di polizia urbana. Un altro ostacolo alle iniziative informali dei giovani sferrato con la scusa della tutela del decoro. «Ci chiediamo come sia possibile imporre norme di questo tipo in una città già svuotata di luoghi di aggregazione giovanile. Un attacco radicale alla socialità, alla libertà di stare insieme per incontrarsi, cantare, suonare, ballare e bersi una birra per strada», scrivono i collettivi di filosofia e scienze politiche impegnati nell’organizzazione della Notte Bianca 2019, che quest’anno si chiamerà «Sapienza Porto Aperto».

«LA LUNA è da sempre il simbolo dell’evento e la luna attraversa fasi differenti. Questa Notte Bianca sarà diversa dalle edizioni passate – spiega Milos, studente di 24 anni – I collettivi sono stati trasformati dalla marea femminista e dalle battaglie antirazziste. Sapienza Porto Aperto significa che l’università è uno spazio che accoglie queste istanze». Durante la giornata di giovedì 20, a Villa Mirafiori, si svolgerà una tavola rotonda che riunirà comunità migranti, esperienze di solidarietà romane e nazionali e tanti studenti. In serata sono previsti due concerti. L’evento principale sarà il giorno successivo tra le mura della città universitaria. Nel pomeriggio si terrà un workshop organizzato da «Guai a chi ci tocca», percorso femminista contro le molestie sulle donne. In serata, invece, sono previste meno esibizioni musicali rispetto alle edizioni precedenti e una maggiore diffusione di performance artistiche e sportive, reading, spettacoli e mostre.

«LA PRIMA VOLTA che ho partecipato a una Notte Bianca è stato direttamente per organizzarla – racconta Sara, 24 anni – Era il 2017 e attraverso il movimento femminista Non Una Di Meno avevo conosciuto i collettivi studenteschi. Dopo tre anni a frequentare lezioni e dare esami, per la prima volta mi sono sentita parte attiva all’interno dell’università. Da quella notte mi è rimasta una gran voglia di partecipare alla vita politica della Sapienza. I tentativi di limitare la socialità e la libera espressione degli studenti fanno parte del clima repressivo che stiamo vivendo. Ma non faremo alcun passo indietro».