Pandemia e crisi politica non mettono la Costituzione tra parentesi: la sua mancata attuazione è anzi tra le cause della crisi delle istituzioni. Pesa anche il mancato rispetto delle sue norme fondamentali a partire dall’articolo 1.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, principalmente, in una democrazia rappresentativa come corpo elettorale partecipando collettivamente alle elezioni e ai referendum e individualmente esercitando il diritto di voto personale ed eguale, libero e segreto, come prescrive l’articolo 48 della Costituzione.

Per rispettare il popolo non bisogna dargli la parola, in una democrazia ce l’ha per conto suo, ma piuttosto ridargli il diritto di voto, che gli è stato rubato nell’anno 2005, con la legge elettorale Calderoli meglio nota come Porcellum e mai più restituito con l’Italicum – incostituzionale come la legge precedente – e nemmeno con il Rosatellum.

Quest’ultimo, il sistema elettorale attualmente in vigore, è stato persino peggiorato durante il governo giallo-verdebruno ed è adesso ancora meno compatibile con i principi della rappresentanza (come sono stati definiti dalle sentenze numero 1 del 2014 e numero 35 del 2017 della Corte costituzionale) una volta che è stato approvato e confermato con il referendum il taglio del Parlamento.

La legge elettorale è costituzionalmente necessaria e pertanto necessariamente costituzionale, perché con essa – e ce lo si dimentica spesso – si elegge un Parlamento, in cui ogni suo membro non rappresenta il partito che l’ha candidato né gli elettori che l’hanno votato e nemmeno il collegio, ma la nazione senza vincolo di mandato. La nazione, cioè il popolo, non sue frazioni, beneficate da norme incostituzionali.

Se c’è diritto di votare secondo Costituzione, questa volta deve essere accertato prima del voto, non dopo tre legislature rinnovate con una legge elettorale incostituzionale, com’è successo nel 2006, 2008 e 2013. Non si può votare con il Rosatellum senza verificarne prima la costituzionalità, sarebbe la quinta volta consecutiva in 16 anni: intollerabile.

Il prossimo Parlamento deve avere una legittimazione piena, non essere salvato in extremis dalla stessa sentenza che condanna la legge elettorale, come è stato nel 2013. La XVII legislatura, quella precedente all’attuale, è stata capace di approvare una legge elettorale incostituzionale, una «deforma» costituzionale sconfessata dal popolo il 4 dicembre 2016 e una seconda legge elettorale con ben otto voti di fiducia.

Secondo autorevoli costituzionalisti in quel caso ci sarebbe stata una violazione dell’articolo 72 della Costituzione, che equiparando le materie costituzionale ed elettorale ne escluderebbe l’approvazione con il voto di fiducia. Se la legge elettorale vigente non venisse cambiata con urgenza ci dovranno pensare i cittadini elettori a mandarla in Corte costituzionale, con decine di ricorsi ai Tribunali civili competenti. È quello che cercheremo di fare nelle prossime settimane.