«Se non ci fosse Sinistra ecologia e libertà oggi non ci sarebbe una rappresentanza, parlamentare e in tante amministrazioni locali, di un partito che ha come suo tratto distintivo l’ecologia. Quindi agli amici di Ecogreen dico: la scommessa degli ecologisti di Sel è vinta. Certo, ora dobbiamo fare un passo in avanti. Ma tornare all’idea di un partitino ambientalista è tornare indietro». Paolo Cento, fondatore dei verdi, poi di Sel, ex parlamentare, giornalista, oggi anche conduttore radiofonico, replica a Roberto Della Seta, ecologista doc anche lui ma di osservanza legambientalista, che sul manifesto nei giorni scorsi ha annunciato la nascita di una lista verde, Ecogreen appunto, causa fallimento delle precedenti esperienze degli ambientalisti nei partiti (Della Seta esce dal Pd) e dei verdi. «Ora Sel deve superare le componenti di nascita e diventare ecologista al 100%», continua Cento. «La crisi mette la questione ecologica al centro della nostra proposta politica. Per questo a Ecogreen dico: confrontiamoci. Ma la strada del partitino, utile dagli anni 80 fino al 2006, oggi sarebbe un passo indietro. Si deve essere più ambiziosi».

Che significa più ambiziosi?

Sel è uno strumento a disposizione di alleanze e battaglie. Un soggetto aperto nelle relazioni. Fra l’altro oggi c’è la novità delle 5 stelle che fa dell’ecologismo uno dei tratti principali della propria politica. Mercoledì scorso i parlamentari di Sel, quelli di M5S e una ventina del Pd hanno dato vita all’intergruppo per l’acqua bene comune. Questi contenuti ci fanno espandere. Non serve rinchiudersi in una piccola proposta. Confrontiamoci sui nodi politici: il governo di larghe intese è dannoso, contraddice i contenuti ecologisti. Chiedo agli amici di Ecogreen: ci mobilitiamo insieme per farlo cadere? E al mio partito, Sel, dico: se guardiamo all’Europa la famiglia dell’Internazionale socialista non è sufficiente a far fare un cambio di passo all’Ue. Alla discussione fra socialisti europei Sel deve dare un contributo, ma l’adesione al solo Pse è una scelta monca. Quella famiglia da sola è inadeguata, tanto più oggi che affronta una crisi interna. Ci vuole una relazione, che peraltro abbiamo da sempre, con i verdi europei. E’ inutile, in Italia come in Europa, restare chiusi ciascuno dentro la propria identità familistica.

Vuol dire che i verdi europei sono una famiglia superata? La loro presidente Monica Frassoni, candidata con Sel in Italia, vi ha abbandonato, è tornata a militare in una formazione ecologista.

Scelta rispettabile. Ma anche i verdi da soli non bastano a dare la forza del cambiamento in Europa. Sel deve essere il soggetto che anche in Europa promuove un confronto e che fa fare un passo in avanti a tutti. Propongo quindi che Sel aderisca anche ai verdi europei.

Propone una doppia tessera, verde e socialista?

Non ci sono precedenti ma non vedo perché non dovremmo farlo noi. Proponendo come facciamo in Italia alleanze e aggregazioni.

Invece la politica ‘solo’ verde ha fallito?

Tutt’altro. L’ambientalismo, anche nella sua complessità, è stato egemone. Il neo sindaco Ignazio Marino va in Campidoglio in bicicletta e annuncia come primo atto la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. La green economy, a volte anche distorta, è diventata terreno di confronto persino fra imprese e sindacato. Il consumo chilometro zero è ormai senso comune: è una vittoria delle battaglie ecologiste. Ora però dobbiamo segnare un nuovo punto cruciale nel rapporto fra lavoro, ambiente e salute e nelle grandi opere. Dobbiamo costruire un ambientalismo che dia risposte di governo, con soluzioni efficaci, ma che sappia capovolgere la gerarchia delle priorità. Pensiamo all’Ilva. Lavoro e salute vanno tenuti insieme; ma se risultano inconciliabili, viene prima la salute. E il ‘bene comune territorio’ ha la priorità se le grandi opere deturpano il paesaggio. Ora ci vuole coraggio, e alleanze, per la conversione ecologica dell’economia e della società.