L’annunciata tregua non ha avuto corso e in Libia la parola è sempre alle armi. A Tripoli sono ripresi gli scontri fra milizie intorno all’aeroporto. I tiri di mortaio hanno anche raggiunto gli uffici per la sicurezza aerea, senza però provocare vittime. I servizi di sicurezza hanno risposto all’attacco. Nella notte tra giovedì e venerdì, il Consiglio locale (l’autorità comunale tripolitana) ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con le milizie: per un cessate il fuoco nella zona intorno all’aeroporto e per il ripristino di una forza neutrale deputata a garantirlo.

Le milizie di Zentan (una città a 170 km a sud-ovest di Tripoli) hanno confermato l’accordo, ma i loro rivali della città di Misurata (200 km all’est della capitale), alleati delle milizie islamiste, hanno precisato che il cessate il fuoco riguardava solo le zone intorno all’aeroporto e non altre istallazioni militari occupate dagli Zentan, in particolare a sud della capitale. Un’altra milizia islamista basata nella parte ovest di Tripoli, la Cellula delle operazioni dei rivoluzionari di Libia, ha per parte sua dichiarato l’intenzione di «rafforzare la partecipazione alle operazioni militari» contro gli Zentan. E gli scontri sono ripresi. Da domenica scorsa, quando sono scoppiate le ostilità, i missili hanno cominciato a cadere sull’aeroporto, riportando lo spettro di una nuova guerra civile.

Le potenti brigate Zentan, composte da ex ribelli che hanno partecipato alla rivolta contro Muammar Gheddafi, sono considerate il braccio armato della corrente liberale e vicine all’ex generale Khalifa Haftar. Dal 2011 controllano la zona dell’aeroporto e diversi altri siti militari e civili a sud della capitale. Le milizie di Misurata, giovedì hanno deciso di rompere la parziale neutralità assunta nel conflitto e si sono schierate a fianco degli islamisti, decise a far sloggiare gli Zentan. In un comunicato, i gruppi di Misurata hanno definito il loro intervento «una battaglia dei rivoluzionari contro i sostenitori del vecchio regime»: perché nei ranghi degli Zentan (composti dalle brigate al-Sawaeq e al-Qaaqa) vi sarebbero ex soldati e ufficiali dell’esercito di Gheddafi. Dopo l’uccisione del Colonnello libico, le due brigate sono state ufficiosamente incorporate alle forze dei ministero della Difesa e dell’Interno e hanno reclutato tra gli abitanti di Tripoli e delle regioni vicine.

Milizie incontrollabili, che rendono di fatto ingovernabile un paese sempre più a brandelli dall’uccisione di Gheddafi (20 ottobre 2011): sempre più preda della guerra per bande, con mire politiche o criminali. Il 25 giugno, si è tenuto un simulacro di elezione per il rinnovo del parlamento, che ha fatto registrare una scarsa partecipazione. I risultati definitivi non sono ancora stati annunciati, anche se si prevede una vittoria del campo laico. Le correnti islamiste tentano così di riprendere il controllo mediante i gruppi armati. Venerdì, il ministro degli Esteri libico, Mohamed Abdelaziz ha chiesto l’intervento dei caschi blu, per evitare che quello libico diventi «uno stato fallito».