Gli scontri di lunedì a Torino? Possono essere «l’inizio di un incendio o l’annuncio di future rivolte incontrollabili». Soffia sul fuoco Beppe Grillo, che a due giorni dall’inizio della protesta decide di provare a salire anche lui sul carro dei forconi. Come tutti, anche il leader del M5S ha visto il video in cui i manifestanti applaudono i poliziotti che a Torino e Genova si tolgono il casco, abbassando così la tensione. E si appropria di quel momento invitando le forze dell’ordine a «non scortare più i politici» e a «non schierarsi più davanti ai palazzi del potere». Parole che la politica bolla subito come eversive, con il Pd che non esita a parlare di «golpismo», il Ncd che definisce Grillo un «irresponsabile» e Sel che avverte a «non giocare cinicamente con la disperazione della gente». Ma anche con tutti i sindacati di polizia, di destra e di sinistra, che prendono le distanze dalle affermazioni del leader del M5S.
Si intitola «Lettera aperta ai responsabili delle forze dell’ordine» il testo inviato ieri da Grillo al comandante dei carabinieri Leonardo Gallitelli, al capo della polizia Alessandro Pansa e al capo di Stato maggiore dell’esercito Claudio Graziano invitandoli a «non proteggere più questa classe politica che ci ha portati allo sfacelo». Il pretesto per scrivere Grillo lo trova proprio nelle immagini degli agenti di polizia e guardia di finanza che si tolgono il casco davanti ai manifestanti. «E’ stato un grande gesto», afferma l’ex comico, ripetendo come a suo parere le istituzioni siano ormai delegittimate: «La legge elettorale è stata considerata incostituzionale», scrive. «Parlamento, governo e presidente della Repubblica stanno stravolgendo arbitrariamente le loro funzioni». Senza parlare dei partiti che sono anch’essi «delegittimati dai continui scandali». Da qui l’appello ai vertici delle forze dell’ordine e dell’esercito. «Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare». Quindi l’invito a far unire gli agenti ai manifestanti: «Nelle prossime manifestazioni – è la conclusione – ordinate ai vostri ragazzi di togliersi il casco, di fraternizzare con i cittadini. Sarà un segnale rivoluzionario, pacifico, estremo e l’Italia cambierà».
Quello che il leader del M5S lancia alle forze dell’ordine assomiglia tanto a un invito all’insubordinazione. Ma è anche il suo modo per non lasciare alla sola estrema destra, schierata fin dal primo momento con i forconi, la protesta messa in atto da padroncini e ambulanti. E che operò suscita un commento stranamente pacato da parte del ministro degli Interni: «Gli uomini in divisa sono un presidio di legalità – dice Alfano -. Legalità che vuol dire garantire la libertà dei cittadini di manifestare le proprie opinioni senza violare le leggi e la libertà degli altri. Legalità vuole dire garantire le istituzioni, che non si toccano».
Decisamente più dure le reazioni che arrivano dal Pd. «Grillo invoca un colpo di stato con parole incendiarie ed eversive», accusa Danilo Leva, della commissione Giustizia del partito. «Gioca solo allo sfascio: incitare alla rivolta è inaccettabile. Se pensa di coprire il vuoto di idee e di valori del suo partito cercando facile consenso, ha scelto la soluzione più lesiva per l’intero paese». Sente invece «puzza di golpismo» per l’invito rivolto ai vertici delle forze dell’ordine, il democratico Dario Ginefra. Che spiega: «La pericolosità del momento a cui Grillo fa riferimento è reale, ma le sue ragioni sono da ricercare in certe esasperazioni di piazza che tradiscono le stesse ragioni dei manifestanti e nelle affermazioni dello stesso leader del M5S, queste si eversive e insurrezionali».
E se Pieferdinando Casini si dice sicuro che la lettera inviata da Grillo «verrà rispedita al mittente». per Fabrizio Cicchitto, del Ncd, è invece la «conferma che il M5S ha una linea globalmente protestataria che non giustifica convergenze strategiche o anche tattiche con esso».
Una bocciatura totale al leader, infine, arriva anche dai sindacati di polizia, senza distinzione alcuna di collocazione politica. Praticamente all’ unanimità Sap, Coisp, Siulp, Siap e Silp accusano Grillo di populismo ricordandogli come i poliziotti abbiano «giurato fedeltà alla Repubblica, alle istituzioni e al popolo italiano».