Giovanni «Ciccio» Zaccaro, giudice non ancora cinquantenne del Tribunale di Bari, eletto nel 2018 nel Consiglio superiore della magistratura nelle liste di Area, racconta di essersi iscritto a Magistratura democratica come reazione alla pretesa di Cesare Previti che nel 2002 voleva fossero resi pubblici i nomi di tutte le «toghe rosse». Nei giorni scorsi ha deciso di abbandonare Md, come aveva già fatto mesi fa un altro consigliere del Csm, Giuseppe Cascini, e appena poche ore prima che altri venticinque magistrati accompagnassero la loro identica scelta con una lettera di critiche alla dirigenza di Md. Zaccaro invece è andato via in silenzio.
Perché?
La mia è stata una scelta non belligerante maturata nel tempo. Non ho voluto fare polemiche e non voglio recriminare, mi interessa costruire qualcosa di più ampio e fecondo, resto in Area che è il gruppo nel quale sono stato eletto al Csm. Magistratura democratica con la sua storia è ancora un patrimonio fondamentale, ma da tempo ha rinunciato a parlare dei magistrati e con i magistrati. Negli ultimi anni ha fatto crescere molto la dimensione politica generale e assai meno la pratica nella giurisdizione e nell’organizzazione degli uffici. Vanno bene le tavole rotonde, le interviste e le manifestazioni, ma se Md non riesce a far crescere, poco alla volta, l’uguaglianza sostanziale della giurisdizione e non agisce per democratizzare gli uffici o non si preoccupa di una giurisprudenza orientata alla Costituzione allora serve a poco.
Queste cose, invece, Area le fa?
Anche Area ha i suoi limiti e Md purtroppo ha rinunciato all’ambizione di prenderne la guida, di esserne il motore culturale. Io scelgo di impegnarmi in quella direzione in un gruppo dichiaratamente progressista. L’intuizione, anni fa, fu quella di proporre un luogo, Area, a tutti i magistrati che vedono la giurisdizione come un modo per attuare i valori della costituzione e la magistratura non come un potere ma come un servizio. Sono convinto che gli spazi per chi vuole rappresentare questo mondo siano ampi. Ma Md si è affezionata ai suoi vessilli e si è rinchiusa nei suoi luoghi, ha perso un’occasione di emancipazione per la magistratura tutta. E adesso si preoccupa di fare concorrenza ad Area.
In questi stessi giorni di dicembre, nel 1969 Md subì la sua prima famosa scissione e anche allora era accusata di fare troppa politica.
Io non faccio questa accusa. Per me Md può e deve occuparsi di politica generale. Ma se torniamo alla sua storia allora dobbiamo ricordare che Magistratura democratica è nata proprio negli uffici giudiziari oltre che nei tinelli dei fondatori, mischiandosi e ponendo attenzione al lavoro concreto dei magistrati, declinando il pensiero politico generale nella quotidianità della giurisdizione e dell’organizzazione giudiziaria. Oggi a Md non interessa più portare la sua elaborazione al livello della quotidianità dei magistrati e così diventa un doppione di altri soggetti politici.
Si sente partecipe di una scissione da destra?
Neanche per idea. Noi consiglieri di Area nel Csm, peraltro tutti provenienti da Md, abbiamo fatto cose più di sinistra di tutti i comunicati stampa di Md. Anche il dibattito sul carrierismo rimane una cosa astratta se non produce innovazione. In Consiglio, per esempio, siamo riusciti a far approvare una circolare sull’organizzazione degli uffici che riduce di molto gli incarichi. In un’altra circolare, quella sull’accesso alla Cassazione, abbiamo valorizzato l’esercizio effettivo delle funzioni giudiziarie. Sono modi concreti di affrontare i problemi. Ma di tutto questo nel dibattito interno a Md non c’è stata traccia.
Non le è piaciuto che nei suoi comunicati Md criticasse il carrierismo come comportamento deteriore di tutte le correnti, nessuna esclusa?
Non mi sono offeso per quello che Md ha detto, casomai mi sono dispiaciuti i suoi silenzi. Vuole un altro esempio? Nella sua storia Magistratura democratica è stata molto attenta all’organizzazione del lavoro nelle procure. Dal 2006 in quegli uffici il potere è concentrato nelle mani del procuratore capo eppure, recentemente, proprio noi rappresentanti di Area nel Csm siamo riusciti a far approvare una circolare per democratizzare l’organizzazione delle procure. Md non ha detto niente.
Non è piaciuta invece a Md la scelta di tutti i consiglieri di Area di indicare Raffaele Cantone, reduce dall’incarico all’Anac al quale lo aveva voluto Renzi, alla guida della procura di Perugia.
Questa storia è veramente il segno di una grave miopia politica. Si vuole ridurre tutto il nostro lavoro nel Csm in due anni e mezzo a quella nomina, che pure ho condiviso. Noi consiglieri di Area siamo stati a tal punto estranei al tavolo della spartizione degli incarichi che ci è stato rimproverato nelle famose chat di Palamara. Abbiamo lottato da soli contro il rientro in ruolo in posizioni premiali degli ex consiglieri. Abbiamo perso. E poi si è scoperto che esisteva un cartello contro di noi.