«Stop aumenti, è ora di fare basta». A dirlo è una neonata campagna contro il caro bollette lanciata lunedì scorso. Dal sito nonpaghiamo.it annuncia: se i costi non scenderanno a un livello accessibile entro il 30 novembre, scatterà lo stop ai pagamenti. Le proposte: tassare extraprofitti e grandi patrimoni, farla finita definitivamente con le fonti fossili attraverso un programma di emergenza. In poche ore le adesioni hanno superato quota 1.500.

La campagna per ora è anonima e punta a organizzare assemblee territoriali, in cui coinvolgere i cittadini maggiormente colpiti dai rincari. Il modello è «don’t pay», analoga protesta partita nei giorni scorsi in Uk. Conta già quasi 200mila adesioni. Secondo uno studio di Opinion Research citato dal Times 1,7 milioni di britannici smetterebbero di pagare le bollette da ottobre in assenza di un intervento contro gli aumenti. La metà sarebbe stata convinta da dontpay.uk..

Tra le richieste: ritorno ai prezzi di aprile 2021; costi progressivi delle bollette in base al reddito, sul modello del fisco; sostegno economico agli spazi comunitari (scuole, centri sociali, pub ed edifici religiosi). «Quest’inverno nessuno deve sentire freddo», scrivono gli attivisti.

Un forte movimento contro i prezzi inaccessibili di bollette e pedaggi autostradali esplose in Grecia durante la crisi del 2010 («den plirono», cioè non «pago»). Negli anni ’70 in Italia la connessione tra movimenti extra-parlamentari, lavoratori di società pubbliche (come Enel e Sip) e cittadini scatenò un’ondata di autoriduzioni di bollette elettriche, tariffe telefoniche e biglietti dei mezzi pubblici.