Gli agenti che nel luglio dello scorso anno a Baton Rouge, in Louisiana, hanno ucciso il 37enne afroamericano Alton Sterling non verranno incriminati, così ha deciso il Dipartimento di Giustizia.

Sterling era stato fermato perché vendeva illegalmente CD davanti a un supermercato, si era dato alla fuga e la polizia aveva cominciato a sparare quando si era resa conto che il fuggitivo era armato anche impossibilitato a raggiungere l’arma, senza nemmeno tentare di disarmarlo.

L’omicidio di Sterling aveva dato il via a una serie di proteste durate diversi giorni in tutto lo Stato e in molte altre città americane, il video dell’aggressione, diffuso tramite i social media, era immediatamente diventato virale ma, secondo la polizia, non mostrava l’esatta dinamica degli eventi, tuttavia confermava che i due agenti avevano cominciato a sparare senza essere sotto attacco.

Il giorno successivo all’uccisione di Sterling, in Minnesota un agente uccise Philando Castile, anche lui afro americano, dopo averlo fermato per un controllo della sua auto; la sua fidanzata, trasmise in diretta l’accaduto tramite facebook live facendo aumentare l’ondata di proteste che alla fine portò all’uccisione di cinque poliziotti a Dallas, da parte di un veterano afro americano affetto da sindrome da stress post traumatico.

L’assoluzione dei due agenti responsabili della morte di Sterling è la prima decisione del nuovo e discutibile capo del Dipartimento di Giustizia, Jeff Sessions, e mette l’amministrazione Trump sotto esame per vedere come tratterà i casi di poliziotti coinvolti in sparatorie a sfondo razziale, casi in cui l’amministrazione Obama aveva preso posizioni chiare cercando di non criminalizzare la polizia ma chiedendo di agire nei confronti degli agenti colpevoli e invocando leggi in difesa della minoranza afro americana, target di questi attacchi armati.

Il dibattito si era spostato sul ruolo in sé dei corpi di polizia statunitensi, usati ormai come esercito privato dei sindaci, super preparati a far fronte ad un attentato terroristico ma non più a gestire piazze pacifiche o la normale amministrazione cittadina.

Alcune città avevano preso provvedimenti significativi come nuovi training obbligatori per i poliziotti, capi della polizia particolarmente aggressivi erano stati sostituiti con altri con atteggiamenti più socialmente sensibili, ma nella nuova America di Trump questo sembra improbabile.

Nello stesso giorno della decisione riguardante il caso Sterling, la punizione per l’agente che a Dallas ha ucciso un quindicenne afro americano disarmato è stata il licenziamento.

Jordan Edwards era in un’auto insieme con altri quattro teenager e si stava allontanando da una festa, il poliziotto ha sparato tre colpi contro la vettura e un proiettile ha colpito mortalmente alla testa il ragazzo; il poliziotto, Roy Oliver, inizialmente ha dichiarato di aver sparato in quanto l’auto aveva tentato di investirlo, ma è stato smentito dai filmati delle body camera.

Niente galera, ma la perdita del posto fisso. Questo segna un cambiamento di rotta con le intenzioni dell’amministrazione precedente ed avviene alla vigilia della prima visita del presidente Donald Trump a New York dal suo insediamento alla Casa Bianca e che avverrà giovedì, in una città che non lo ama, a partire dal sindaco De Blasio che non fa mistero dei propri sentimenti nei confronti dell’attuale presidente.

Sono state organizzate manifestazioni in ogni luogo dove è prevista la presenza di Trump che proprio per evitare di creare ulteriori problemi è stato invitato a non pernottare a New York ma in New Jersey.