Che non sia andata a votare alle primarie del Pd, non è una notizia interessante. Ma forse le ragioni per cui non l’ho fatto lo sono, perché può darsi che qualcuno le condivida. La prima è che non mi fido del Pd in generale, e dei candidati alle primarie in particolare: non ho sentito in questi mesi dire una sola parola che suonasse autentica e nuova da nessuno di loro. Poi, perché ritengo il Pd in gran parte responsabile della sciagura di governo che ci sta rovinando addosso: responsabile di aver aperto un iniquo rapporto con la Libia; responsabile di non essersi staccato da chi ha preso in ostaggio la sinistra, e, pur avendo perso il potere, ha impedito al partito di tentare un accordo di governo con il movimento in cui era confluito gran parte del suo elettorato; responsabile di aver spinto quel movimento a un’intesa eterogenea, che ci sta trascinando dentro a una configurazione fascista. Di insistere nella strategia di opposizione al movimento più debole anziché al partito più forte. Infine, di combattere proprio le misure più condivisibili (come no-Tav o reddito di cittadinanza..), che forse si sarebbero giovate dell’aiuto di una vera sinistra.

Per tutte queste ragioni non ho votato e non voterò il futuro il Pd. E perché penso che finché esiste, non ci sarà speranza di vedere una sinistra futura.

Ma da dove potrebbe spuntare una sinistra futura? Chi ha ripensato le sue parole di oggi, le priorità, le urgenze? Chi presenta la necessaria rettitudine, intelligenza e chiarezza d’intenti?
Io vedo una sola persona all’orizzonte: è piccola ma cammina da sola, ha le guance tonde ma le sue parole sono chiare come il ghiaccio e bruciano come il fuoco. Si chiama Greta Thunberg e ha appena compiuto sedici anni.

Ma, come dice lei stessa: «Ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare una differenza».

La sua priorità è la vita, specialmente quella delle nuove generazioni, a cui appartiene, la sua urgenza è salvare la terra finché si è in tempo, il suo intento è dedicare la sua estrema giovinezza a questa battaglia. Mentre i nostri presunti campioni della sinistra dondolano la gamba sulle sedie dei talk-show, lei ha smesso di andare a scuola e si è piazzata da sola davanti al Parlamento svedese con un cartello che diceva: “Sciopero della scuola per il clima”. Ha fatto tutto da sola, ma non è affatto sola.

Io per prima, se potessi, mi metterei al suo servizio e al servizio dei ragazzi che le vanno dietro.

E vorrei che tutti, come una valanga, si mettessero a seguirla, accompagnarla, sostenerla e imitarla.

Che tutti, giovani e vecchi, tutti coloro che non mettono le proprie passioni tristi (ingordigia, pigrizia, rabbia, volontà di morte) davanti a ogni altra, imparassero da lei a parlare con parole semplici, brevi e indispensabili, e seguissero i suoi passi infantili.

“Il mondo salvato dai ragazzini”? no, da una ragazzina.

Quando ne ho parlato una sera con Rossana Rossanda, lei ha commentato: non ci si può limitare a questo… È vero, ma poiché oggi tutti dicono chi o che cosa deve venire prima (quasi fosse stata indetta una gara universale, in cui il vincitore è decretato in partenza), possiamo dire che anche prima del lavoro, prima dell’uguaglianza, prima di ogni altra cosa c’è la vita? E che la giustizia riguarda prima di tutto la vita? Ai morti non serve un lavoro e loro sono già uguali.

Come mai i migranti arrivano da noi con questa volontà assoluta e disperata? Come mai non si fermano davanti a niente e sopportano tortura, violenza e pericoli mortali? Perché abbiamo reso invivibili le loro terre e, come chi soffoca o affoga, non hanno più scelta. Ma noi ce l’abbiamo ancora.

E allora cominciamo a scegliere veramente, come hanno fatto 250.000 persone a Milano, come fanno i ragazzi nelle piazze, a scegliere non chi blatera di cambiare, ma chi parla di preservare: la vita, la terra, il genere umano.